Non era amore, era meglio

4 gennaio 2013 | 10:59
Share0
Non era amore, era meglio

di Tiziana Pasetti

Diva, il monologo di Martha Medeiros, è stato come molto spesso accade intitolato da schifo qui in Italia ([i]Lettino[/i], beat).

Io l’ho scoperto grazie alla persona che me l’ha regalato, che ringrazio.

Tre anni di analisi con il dottor Lopes, per Mercedes.125 paginette che lasciano il segno.

Leggetelo.

Intanto io vi regalo un collage. Ho preso, tagliato, tolto, impastato, ricucito. Credo che non sia difficile ritrovare in questo stream of consciousness molti attimi di tutti noi, donne e uomini, non c’è differenza.

_______________________________________

“Non rimpiango niente.

Volevo imparare di nuovo a piangere, e per questo è stato necessario imparare di nuovo a soffrire.

Non siamo mai soddisfatti degli epiloghi dei nostri rapporti: se non riusciamo a dimenticare qualcuno, soffriamo. Se ci riusciamo, ci lamentiamo della puerilità del passato.

Le persone non riescono a vedere cosa ci sia tra un dispiacere e un perdono, tra un dolore e una risata, tra quello che eravamo e quello che siamo diventati.

Ci sarà una madre al mondo che non abbia, per un secondo, desiderato tornare a quell’assenza di impegni per altre vite, che non abbia pensato, almeno una volta, alle strade che avrebbe potuto percorrere se non avesse avuto dei figli da accudire? O sono la più fredda tra le donne, o sono quella che pensa a più alto volume.

Siamo tutti prigionieri delle nostre scelte, per quanto siano state volontarie. La sincerità sembra sempre bugiarda.

[i]C’è sempre un lato di noi che non nasce, eppure sopravvive[/i].

Il mio innamorato aveva le sue manie, ma era generoso di adulazioni. Poche volte pronunciava il mio nome, in compenso ero il suo amore, la sua gatta. Nei pochi istanti in cui stavamo insieme, eravamo solo io e lui, non portavo nessuno con me ai nostri incontri, neanche la colpa, né il ricordo di casa, né le parole della Bibbia. La nostalgia ce l’abbiamo per i brandelli di noi che rimangono per strada. Anche lui ha i suoi da recuperare, ma non stanno dove ho perso i miei.

Di una cosa sento una nostalgia fisica: del bacio. E’ dal bacio che si conosce un uomo.

Sono innamorata, ma non di una persona. Sono innamorata di qualcosa di lieve, libero e rapido. Il pericolo era dentro di me, dentro questo cuore che si è paralizzato a quindici anni, al tempo in cui ero una vecchia e credevo nell’amore. Tutte le donne romantiche sono anziane. Lui è lo sceriffo che dà la libertà condizionata alla mia parte fuori legge. Se lo sceriffo smette il gioco, lei deve tornare alla sua prigione domiciliare. Voglio una storia lunga, voglio intimità. Fare scenate di gelosia, chiudere, riaprire, amare, litigare di nuovo, telefonare, chiedere scusa, ritornare. LE AMANTI CHE SI COMPORTANO BENE SONO TEDIOSE.

[i]Un uomo dice che sei bellissima, spettacolare, la persona più interessante che abbia mai conosciuto e tu, se hai il cervello in pappa e vari anni di matrimonio, ci credi[/i].

Se non era amore, era della stessa famiglia. Perché è rimasto ciò che rimane nei cuori abbandonati. La mancanza. La nostalgia. Il dolore. Una quasi disperazione. Dove stavo con la testa per pensare che comandiamo su quello che sentiamo e che basta pigiare un pulsante ed ecco che le luci si spengono e riprendiamo la nostra soddisfacente vita, senza strascichi, senza più traccia dei fatti?

[i]Non era amore, era una fortuna. Non era amore, era ardore. Non era amore, erano due cuscini. Non era amore, era pomeriggio. Non era amore, era inverno. Non era amore, era senza paura.[/i]

[i]Non era amore, era meglio.[/i]

Mi manca veramente tanto non sentire niente. Io non sentivo niente. Era così bello”.

tpasetti@gmail.com

[i]

[url”Professione #hashtagger “]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Tiziana%20Pasetti[/url][/i]