Fiera dell’Epifania: in e out

5 gennaio 2013 | 20:03
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Fiera dell’Epifania: in e out

di Alessia Lombardo

Scarpe comode, buona volontà e una piacevole compagnia. Si parte con il [i]tour[/i] dell’inossidabile fiera dell’Epifania, giunta alla 65esima edizione, capace di resistere anche ai disagi post-terremoto.

Ribaltato il motto della locandina dell’evento ‘[i]Più visitatori, ma meno abusivi, please![/i]’ (ma non sarebbe la nostra L’Aquila se non fosse così) passo dopo passo ci si trova immersi nella folla. Una [i]promenade[/i] che, complice la massiccia presenza degli ambulanti abusivi, ha inizio dal Torrione e si conclude, dopo varie manovre coatte nell’ormai noto labirinto del centro storico, a piazza Duomo. I curiosi temerari che si sono spinti fino alla Villa Comunale sono rimasti delusi, oltre alle casette di legno di tutti i giorni, nessun nuovo espositore.

Passando alla merce – colorata, variegata e perché no bizzarra, per non dire poco utile – salgono sul podio gli infila aghi automatici, ottimi per complicarsi l’esistenza, e le palline di plastica che lanciate a terra si appiattiscono per poi ricomporsi in pochi secondi, indispensabili nella frenetica vita di ogni giorno.

Impossibile non notare le scope che arrivano fino al “regno dei cieli” e non sentire il richiamo delle affollate dimostrazioni: regnano incontrastate le padelle, riscuotono inatteso successo i prodotti per il legno e, manco a dirlo, vanno via come il pane le spugne magiche che, esposte sui banchetti sono capaci di cancellare anche i peccati, ma una volta arrivate a casa perdono l’incantesimo. Piccola crisi di identità?

Restando in tema di [i]evergreen[/i], si inseriscono naturalmente con il rigido clima aquilano cappelli, guanti, sciarpe e ‘calze da piedi‘, un cartello capace di strappare un sorriso anche a chi, fresco di piadina ‘light’ con cipolla e salsiccia, è alle prese con un’impegnativa digestione. Ma sì, il freddo si sfida con il cibo: alla [i]crepes[/i] alla nutella non si può certo rinunciare poi, per chi preferisce il salato, le patatine fritte con salse sono il top; i più snob si affidano alle degustazioni di salumi e formaggi.

Per l’immagine più amara occorre arrivare – dopo aver affrontato da piazza del Teatro la deviazione coatta in via Bominaco passando per via Paganica, aperta a giorni alterni – fino alla scuola De Amicis: un abusivo tiene in mostra le proprie sciarpe sui puntellamenti e, pochi metri prima, le tavole di legno che delimitano il cantiere dei portici di San Bernardino vengono usate come portaombrelli. Simpatico un abusivo pronto a prendersi gioco di due nonne aquilane. Con il laser rosso sparato a terra, «Che cos’è quello?», si interrogano sapientemente le vecchiette.

Il sole è calato, si torna a casa, una vera e propria processione per un ‘tappo’ all’altezza di viale Tagliacozzo, di fronte alla Questura: nel viale già stretto, oltre al commerciante in possesso di regolare permesso sulla sinistra, ci sono le bancarelle abusive sulla destra che rendono arduo il passaggio.

Seppur infreddoliti gli ultimi passi sono preceduti da un sorriso: per un giorno il cuore della città è tornato a pulsare come ai vecchi tempi. Magari fosse sempre così, non c’è calca che tenga.

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