L’Aquila-Salernitana, vince il calcio con la cravatta

7 gennaio 2013 | 11:09
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L’Aquila-Salernitana, vince il calcio con la cravatta

di Alessia Lombardo

Ha vinto il calcio con la cravatta.

Il risveglio dopo il big match del “Fattori” L’Aquila-Salernitana non è di certo dei migliori.

Che non sarebbe stata una partita come le altre nei ‘giorni dell’attesa’ si era già capito vedi le iniziative collaterali, i divieti e l’annunciata invasione dei tifosi granata giunti da ogni dove.

Una domenica di calcio vero quella appena trascorsa, rara nella Lega Pro ancora in cerca di un’identità non soltanto tecnica. Quasi sicuramente la partita più divertente dall’inizio della stagione che, chi ha il palato fino, ha di certo apprezzato.

L’Aquila di Maurizio Ianni ce l’ha messa tutta. Sin dall’inizio ritmi alti e rossoblù attentissimi a non buttar via palla, un errore sarebbe potuto essere fatale con la cinica Salernitana che, come un avvoltoio, avrebbe insaccato la palla in rete.

A pochi minuti dal rientro negli spogliatoi il primo gol ospite ha rovinato la buona prestazione aquilana, con tanto di esultanza extraordinaria accompagnata dallo scoppio di una bomba carta (lanciata dai tifosi granata presenti in tribuna, non in possesso della discussa ‘tessera del tifoso’) vicino la panchina dei rossoblù.

Nel finale di partita il patron Claudio Lotito tirerà le orecchie ai tifosi ‘cattivi’ con una bella ramanzina in un mix di italiano e qualche parola volgare volta a rafforzare il concetto.

Nella ripresa a chiudere la gara è l’espulsione del rossoblù Colussi al 13′ del secondo tempo per doppia ammonizione, reo di simulazione dopo aver subìto un fallo da rigore. Con L’Aquila in 10 e una Salternitana super quotata e facoltosa, tanto da poter scegliere di non schierare i fuori quota non usufruendo dei contributi della Lega, i giochi sono chiusi.
Arriva poi il raddoppio dei ragazzi di mister Perrone (non Lorenzo) rivestito in panchina. Peccato ci saremmo voluti divertire ancora un po’.

Partono automaticamente i dibattiti sul timore reverenziale, sulla sudditanza, sul mercato che può salvare capre e cavoli, ma soprattutto portare all’Aquila un[i] puntero [/i]che non tradisce.

Eppure, al di là dei tre punti, è stata una giornata insolitamente rumorosa e colorata. Cori da ogni dove, partendo dalla Sud rossoblù, passando per i distinti con i salernitani con tessera e finendo dai ‘colleghi’ della tribuna laterale dotati oltre alla bomba carta anche di fumogeni rossi accesi a fine partita. Come sono entrati?

La scena top non poteva non aggiudicarsela lui, l’atteso presidentissimo Lotito. Dopo un’accorta opera di convincimento, il primo tifoso laziale e salernitano ha concesso una foto al piccolo Mario Pietrucci, romanista in erba, che si era aggiudicato la maglia autografata da Francesco Totti per la donazione più alta effettuata dal papà Pierpaolo allo sponsor etico rossoblù ‘L’Aquila per la vita’. Dopo il flash il presidente si è lasciato scappare un disinteressato «’repensace’ sei sempre in tempo».

Qualche minuto prima l’ambito Lotito con la sua incontenibile dialettica aveva spiegato all’amministratore aquilano Elio Gizzi il regolamento dopo una battuta dell’ex presidente rossoblù riguardo l’anticipo di serie A Lazio-Cagliari, finito 2-1 per i biancazzurri.

Una domenica ‘didascalica’ come direbbe lui, circondato da un attento ‘codazzo’.

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