Chieti, esplode auto davanti al Tribunale

11 gennaio 2013 | 10:07
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Chieti, esplode auto davanti al Tribunale

Un auto in uso a Roberto Di Santo, il 58enne di Roccamontepiano (Chieti) ricercato dalle forze dell’ordine in tutta Italia per tentata strage, è esplosa ieri sera intorno alle 21.15 davanti il tribunale di Chieti in piazza Vittorio Emanuele II.

L’auto distrutta dall’esplosione e dalle fiamme è una Toyota Scarlet di proprietà della sorella di Di Santo, ma in uso all’uomo, come il camper Leyland Sherpa che ancora non si ritrova. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Chieti che hanno spento l’incendio e ritrovato all’interno dell’abitacolo, stando a quanto si apprende, una bombola del gas.

Nessun ferito, solo tanta paura per il custode del tribunale che si è accorto dell’incendio ed è fuggito da un’uscita secondaria.

Sul fatto indaga la polizia di Chieti, mentre proseguono le ricerche dell’uomo da parte delle forze dell’ordine in tutto il Paese.

Tre giorni fa Di Santo ha dato fuoco a un’auto a Villanova di Cepagatti (Pescara), in via Piemonte, e poi ha realizzato e posizionato un ordigno con due bombole di Gpl per far saltare in aria una palazzina nel suo paese. L’uomo ce l’aveva con i condomini dello stabile con cui aveva dei problemi anche perché stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione in uno degli appartamenti, di proprietà della sorella e, a quanto pare, non riusciva a portare avanti bene la sua attività.

Di lui si sono perse le tracce, così come del suo camper. I carabinieri non sono ancora riusciti a rintracciarlo, ma in suo messaggio video annuncia che si presenterà tra dieci giorni. A coordinare le indagini è il sostituto procuratore Silvia Santoro di Pescara.

IDENTIKIT DEL ‘BOMBAROLO’ – «Lucido e razionale nella sua follia», anche quando si tratta di realizzare una bomba in grado di provocare una strage. Gli investigatori definiscono così, elementi raccolti alla mano, Roberto Di Santo. Disoccupato, con una moglie e un figlio lasciati da tempo, si arrangiava facendo lavoretti, grazie alle sue abilità come idraulico, elettricista, impiantista e muratore. Lavori per cui spesso non sarebbe stato pagato o sarebbe stato pagato in ritardo, come ha lui stesso denunciato nel videomessaggio realizzato per mostrare la bomba preparata nella villetta del pescarese.

Persona solitaria, i suoi unici rapporti Di Santo li aveva col padre, 82enne di Chieti, e con pochi amici. E’ proprio a casa del genitore che risiedeva prima di trasferirsi in camper, nel giardino della villetta trifamiliare di Cepagatti, dove era impegnato per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento della sorella.

SU BLOG LETTERE A OBAMA E GIUDICI – «Ditemi, quando il popolo vi ha dato l’autorità di parlare a nome suo? Voi con questa falsa autorità volete fare giustizia? Il popolo che ha diritto alla sovranità vi guarda e vi giudicherà molto presto. P.S.: è il sistema che combatto, non chi vi opera». Stato e giustizia, tra gli altri, i destinatari dell’insofferenza e del malessere di Roberto Di Santo che trova espressione in un blog, www.rodisan.it – ancora all’attenzione dei carabinieri del Comando provinciale di Pescara – in cui il ricercato si sfoga per quelle che considera ingiustizie, tra lettere aperte al presidente della Repubblica, a Barack Obama e alla magistratura. «Il giorno è maturo – scrive invece alle forze dell’ordine e all’esercito – dove verrete chiamati dal popolo produttivo e pagante, a doverli difendere dall’incapacità di chi governa, per togliergli il potere esecutivo e distribuirlo uniformemente ad ogni singolo. Con voi a difendere l’odierno potere e le antiche leggi – conclude -, sarà uno scontro lungo e sanguinoso».

Numerosi, infine, i video presenti sul canale YouTube di Di Santo, in cui il 58enne esprime il suo parere sulla vita e sulla giustizia, senza tralasciare la religione e la sua interpretazione del Vangelo, della Bibbia e del Corano.

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