
di Tiziana Pasetti
«Sono tua? Dimmelo». «Sei mia». «E tu, sei mio? Dimmelo». «Sono tuo – risponde lui guardando l’orologio -. Devo andare, adesso», aggiunge piano. «Pensami», sussurra lei.
Cancella le chiamate e i messaggi del giorno. Spegne la luce, lui. Qualche centinaio di metri.
«Amore? Eccomi!», urlacchia lui mentre si toglie la giacca di pelle. «Ehi! – risponde lei dalla cucina -, giusto in tempo! Sto buttando la pasta! Te la faccio di nuovo con un po’ di burro? Passato il mal di pancia, cucciolotto?». «Amore mio, no. Oggi è stata una giornata pesantissima. Non vedevo l’ora di tornare a casa. Vieni qui. Fatti abbracciare. Sono un uomo così fortunato!»*
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[i]In fin dei conti, dispiace dirlo, qualsiasi donna prima o poi si ritrova con le corna. E’ come la menopausa, è questione di tempo, ma nessuna si salva. Il fatto è che alcune donne non se ne accorgono mai[/i] (oppure fanno finta di non accorgersene,[i] ndr[/i]). [i]E sono quelle che stanno meglio.[/i]
Siamo a Buenos Aires. Inès è sposata con Ernesto. Hanno una figlia in piena crisi adolescenziale. Un giorno, per caso fino ad un certo punto, scopre che l’irreprensibile dirigente la cornifica. Con una che gli scrive biglietti con un rossetto rosso e si firma Tua.
Trama scialba, verrebbe da dire. E invece. E invece Tua (Claudia Pineiro, Feltrinelli) è un giallo straordinario, sopraffino, veloce, diretto. «Il migliore in circolazione», secondo il severo come pochi altri Antonio D’Orrico.
Io l’ho divorato in poco meno di due ore l’altra notte. E’ divertente e tremendo insieme. Perché mentre la folle Inès cerca di coprire Ernesto che ha ucciso “per caso” l’amante Alicia già incinta di dodici settimane, il brav’uomo porta avanti la sua relazione d’amore con Charo, la nipote dell’amante che giace in silenzio in fondo al lago.
E mentre vive felice e contento con la bella mora torna a casa, stringe le mani di Inès, torna anche a farci l’amore, «solo tu, amore mio. Come ho potuto pensare di essere felice altrove??? E infatti non lo ero! Era lei che mi torturava con ricatti e mi molestava sessualmente! Che donna cattiva! Tu, invece, o mio angelo del paradiso! A proposito, mancherò una settimana per lavoro! Ti penserò notte e dì!»*
Laura è Lali, la cocca di papà. Invisibile. Vive ai margini della storia, come gran parte dei figli di oggi, in secondo piano rispetto alle adolescenze tardive, rabbiose e reiterate dei genitori. Riesce a portare a termine una gravidanza tragica (il fidanzato l’ha abbandonata, la madre la tratta con sufficienza, il padre è un donnaiolo) senza che nessuno, in casa se ne accorga.
[i]Ci sono poche cose irreversibili nella vita: la morte, se ti tagliano un braccio, avere un figlio. In questi casi non si può tornare indietro. Nel bene e nel male. Ernesto non era morto, non gli avevano tagliato un braccio, non aveva avuto un figlio. Sì, una figlia, con me, e sapevo che questo avrebbe giocato a mio favore. Alicia si era inventata una vita con Ernesto. Una vita clandestina, precaria, senza futuro. Una vita dal lunedì al venerdì dalle otto e trenta alle diciannove. [/i]
Alicia conta poco davvero, per Inès. Ernesto è tornato. Così crede, almeno. Ma la mattina che Ernesto deve partire per il viaggio di lavoro accade una cosa. L’indispensabile cartellina con gli appunti per il convegno è stata dimenticata dal grande professionista. E la brava moglie che fa? Corre all’aereoporto. Mannaggia. E li vede. Ernesto e Charo. Avvinghiati.
Questa non passa, no. Il finale non ve lo svelo, vi ho detto anche troppo.
Leggete questo libro. E, prima di infilarvi nel letto con la vostra magari non più troppo amata ma di sicuro necessaria coniuge, ricordatevi che cancellare tutte le tracce
serve a poco se l’altra, se Tua, è ancora viva.
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* Fiction dell’autore dell’articolo, il brano non è ripreso dal libro in questione.
Della stessa autrice:
[i]Betibù[/i], Feltrinelli
[i]Le vedove del giovedì[/i], il Saggiatore
tpasetti@gmail.com
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[url”Professione #hashtagger “]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Tiziana%20Pasetti[/url][/i]