Camusso: ‘L’Aquila due un delirio’

15 gennaio 2013 | 21:15
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Camusso: ‘L’Aquila due un delirio’

di Marianna Gianforte

«Un Paese costellato di cerotti». Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha definito l’Italia, «Paese in emergenza continua», di cui «L’Aquila è un simbolo».

La Camusso è intervenuta nell’ambito del congresso “Le idee della Cgil dell’Aquila per la nuova fase della ricostruzione”, davanti a un parterre di rilievo nazionale. In platea, tra gli altri, il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca.

Chi voleva costruire una new town all’Aquila «ha delirato», ha detto la Camusso, scegliendo un termine forte per definire l’idea, nell’immediato post-sisma dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il quale parlò di costruire una nuova città.

Il delirio, per la Camusso, è di chi aveva pensato di creare una «L’Aquila due». «Non si può pensare di dividere la popolazione dalla sua città, che costituisce l’identità degli individui e della comunità», ha detto il segretario della Cgil. Ma adesso siamo in una nuova fase e «per fortuna il ‘delirio’ di qualcuno è ormai il passato».

Dunque, per la Camusso, «all’Aquila siamo al momento giusto per partire con la ricostruzione. Per ricostruire bisogna, però, prima chiudere con il passato», ha aggiunto.

«Sapere che c’è stato un momento in cui si è delirato parlando di costruire una new town, ci dimostra che non si è perso per sempre e che un altro futuro è possibile». Perchè si deve dire “no” alla new town? Per la Camusso il motivo è evidente: «In una new town sparisce l’idea di collettività e ognuno fa per sè. È vero, esistono nel mondo e in Italia esempi di città fondate dal nulla. Ma non sono esperimenti felici», ha spiegato.

Critiche anche ai 19 nuovi insediamenti del progetto Case: «Sono piccoli quartieri separati dal resto della città, nei quali gli anziani rischiano l’isolamento dal resto della comunità, senza servizi, sena luoghi d’incontro, sena i loro punti di riferimento».

Per la Camusso, che ha anche affrontato gli argomenti che le stanno più a cuore, come il lavoro, la crisi occupazionale, la tutela del patrimonio culturale e artistico, l’equità sociale e la necessità di costruire un welfare efficiente, L’Aquila può essere «un simbolo positivo di rinascita per tutto il Paese, dopo essere stata a lungo simbolo negativo di distruzione e burocrazia lenta». Poi l’attacco al sistema della gestione delle emergenze: «Se tutte le emergenze venissero affrontate con regole normali, cambierebbe molto in Italia. Dobbiamo abolire l’istituzione del commissariamento, che è un alibi a non prendersi le responsabilità delle proprie scelte».

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