Bullismo piaga del secolo

16 gennaio 2013 | 10:53
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Bullismo piaga del secolo

di Nando Giammarini*

Sempre più spesso i media diffondono deleterie notizie di prepotenza e violenze sui minori da parte di loro coetanei che, in mancanza delle più elementari norme di educazione e di rispetto, si abbandonano a veri e propri gesti teppistici. E’ un nuovo fenomeno sociale definito “bullismo”, una vera emergenza educativa.

In molti se ne stanno occupando esaminando i vari aspetti di un problema per molti versi difficile e traumatico poiché impatta direttamente nella psiche del fanciullo e, talvolta, arriva a delle estreme conseguenze. A fronte di questa problematica situazione, ora più che mai sviluppata in tutta la sua recrudescenza, si stanno effettuando una serie di studi e di interventi atti a prevenire, ancor prima che a curare, simili, infami, comportamenti. Tuttavia parliamo di un fenomeno sociale da sempre esistito, ma non ai livelli attuali.

Il “bullo” non è figlio della società post industriale o moderna, ma il prodotto di una cultura dominante che deriva dalla competizione umana, presente da millenni. La storia ci ha insegnato da secoli che la nostra società è fondata intorno alla competizione e al successo personale. Ci muoviamo in un terreno minato in quanto ogni competizione si può vincere e si può perdere e il bullismo, con il suo carico di protervia e arroganza, fa leva proprio sulla competizione e sul proselitismo per colpire le sue vittime. Esse sono tutti quei ragazzi più timidi e sensibili che in nome del loro buonismo mal si rapportano con i loro coetanei.

Detto ciò necessita un intervento deciso e risoluto [i]in primis[/i] della famiglia e a seguire della scuola che ancor prima di occuparsi del reinserimento del bullo si deve prendere cura della vittima sostenendola psicologicamente e fornendogli tutti quegli accorgimenti necessari ad essere competitiva quali cultura, dialettica, socialità che gli permettano di uscire da un’ingiusta condizione di sottomissione.

Ritengo giusto e necessario formare degli operatori che – agendo sul territorio, particolarmente nelle scuole, sappiano fronteggiare questo fenomeno tanto aberrante quanto odioso; siano in grado di spiegare a genitori e docenti l’importanza della vicinanza alle vittime e l’indispensabilità di essergli vicini e solidali. Inoltre ai dirigenti scolastici è affidato l’arduo compito di affrontare con decisione e coraggio tutti quei casi di bullismo, evitando di relegarli in secondo piano con interventi poco mirati o inefficaci evitando di minimizzare tali complesse e delicate problematiche. Questa regola deve valere per tutti coloro cha a vario titolo – genitori, associazioni sportive, ricreative e del tempo libero – sono coinvolti nell’avventura dell’educazione.

Purtroppo anche nel nostro beneamato Abruzzo non mancano episodi di bullismo. Nei Map della frazione di Bagno – secondo una denuncia inoltrata da alcuni anziani residenti – gruppi di giovani imperverserebbero fino a notte fonda nel campo di calcetto e in scorribande notturne con i motorini che metterebbero a repentaglio, oltre che il riposo, la stessa vita dei residenti. Richiamati ad un maggiore rispetto delle regole di pacifica e civile convivenza, alcuni ragazzi, avrebbero risposto in maniera aggressiva e ingiuriosa. Una generazione che cresce nella convinzione della mancanza di rispetto sentendosi autorizzata a fare di tutto e di più è, drammaticamente e veramente, una generazione perduta.

[i]*lettore[/i]

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