
di Fulgo Graziosi
Caro Sindaco,
non esiste una ragione, per quanto ci siamo sforzati di cercarne una, per la quale il Comune dell’Aquila debba inviare ai cittadini contribuenti richieste di pagamento per tributi non pagati non soltanto nell’ultimo quinquennio, ma, addirittura riferiti ad oltre un decennio.
Abbiamo seguito di persona una richiesta di pagamento per Ici non versata, riferita all’esercizio 2001. Il povero cittadino, a cui è stato richiesto il pagamento del tributo, maggiorato di multe interessi e spese varie, ha cercato di instaurare un civile colloquio con le strutture comunali, ottenendo una sola perentoria risposta: «Devi pagare entro i sessanta giorni fissati nella prescrizione». A questo punto ha fatto ricorso alla memoria e alle norme che ha avuto modo di acquisire nel corso degli anni. Ha fatto presente, cortesemente, che forse la richiesta è giunta troppo in ritardo, oltre i cinque anni stabiliti dalla vigente normativa. Altro diniego, quasi sprezzante, rivolto ad un contribuente ritenuto “ignorante” della materia.
«Per il Comune non esistono termini di prescrizione per il recupero dei crediti». Mentre, per lo stesso cittadino, creditore nei confronti del Comune, se non esercita i propri diritti nel tempo stabilito, dopo cinque anni perde ogni diritto. Vedi, in proposito, la giurisprudenza consolidata.
Cosa ha dovuto fare il povero cittadino? Rimboccarsi le maniche. Mettere le mani al portafogli. Incaricare un legale e presentare ricorso alla Prima Commissione Tributaria che, di solito, respinge ogni forma di ricorso anche se fondato e ben documentato, costringendo il contribuente a rivolgersi agli organi superiori con esborso di quattrini non indifferente.
Andiamo a pensare che il Comune segua questa strategia per costringere i cittadini a pagare, facendoli arrendere per stanchezza e per infinite pastoie burocratiche. Nel momento in cui la vicenda sarà chiusa positivamente per il ricorrente, esso si accorgerà di aver speso molto di più di quanto avrebbe dovuto pagare. A questo punto sarebbe quanto mai logico se lo stesso si rivalesse nei confronti del Comune e della struttura che ha dato luogo all’ingiustificato contenzioso.
Non basta. Il 30 novembre 2012, allo stesso cittadino, è stato recapitato un “[i]avviso di accertamento in rettifica per l’anno di competenza 2007[/i]”. Una nota di oltre due facciate, con tanto di accertamento analitico per l’importo da pagare perentoriamente entro sessanta giorni, comprensivo di imposta, sanzione, interessi e spese varie, per un totale quasi doppio dell’imposta dovuta. Inoltre, allegate alla stessa nota altre due cartelle, contenenti i dati catastali dell’immobile oggetto dell’imposta e un dettagliato estratto conto, dal quale risulta il mancato versamento della quota di acconto per l’anno 2007.
Il cittadino si arma di buona volontà e pazienza. Riprende gli atti che regolano i rapporti con il Comune dell’Aquila e, guarda caso, ritrova le due ricevute di versamento. Le fotocopia e si reca presso l’Ufficio competente. Giunge sulla porta d’ingresso alle ore 12.01. Trova l’ingresso sbarrato. Richiama l’attenzione di un impiegato che si trovava nei pressi per farsi aprire, ma quest’ultimo fa notare che l’Ufficio chiude alle ore 12.00. Torna al Comune il giorno successivo prima delle 12.00 e, lungo il corridoio, incontra una impiegata alla quale chiede dove deve rivolgersi per definire una pratica Ici. Ottiene una risposta garbata e decisa. Lei deve venire il lunedì, giovedì e venerdì dalle 9.00 alle 12.00, il martedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30. Altro ritorno, altro giro di valzer per i corridoi del Comune, fino a quando, per fortuna, non trova la porta giusta.
Questa volta, ad onor del vero, viene accolto con estrema cortesia da un bel giovane che, dopo i saluti di rito, chiede gentilmente all’utente di che cosa abbia bisogno e in che cosa possa essere utile. Il contribuente mostra l’avviso di accertamento ricevuto. Il giovane lo guarda attentamente. Apre il computer. Chiede conferma delle generalità e dell’indirizzo. Dopo di che comunica all’utente: «Mi dispiace, ma dalla documentazione in nostro possesso, lei non ha pagato l’accolto Ici dell’anno 2007». Il cittadino, garbatamente, risponde: «Sono certo di stare in perfetta regola». A questo punto il giovane effettua una ulteriore ricerca. Chiede lumi telefonicamente ad un suo superiore e non riesce ad ottenere alcuna risposta positiva. Con un bel sorriso comunica all’utente che non esiste altra possibilità, se non quella di provvedere al saldo di quanto richiesto entro il termine fissato. Il contribuente, con molta disinvoltura, chiede dove effettuare il versamento in maniera veloce. Ottiene come risposta che può rivolgersi alla Cassa di Risparmio, dal momento che l’Istituto Bancario è anche Tesoriere del Comune.
A questo punto, l’utente tira fuori dalla cartellina una reversale bancaria, proprio della Cassa di Risparmio e, mostrandola all’impiegato, chiede se è dello stesso tipo. Il ragazzo sorride, guarda bene la data, il numero di conto corrente, la causale e il beneficiario del versamento, sbarra gli occhi e fa rilevare all’utente che quel documento riguarda proprio il pagamento contestato, oggetto dell’accertamento. Il contribuente era perfettamente certo della propria condizione contributiva ed ha fatto in modo di condurre il discorso a queste conclusioni per poi poter rivolgere all’impiegato una specifica domanda: «Se avessi pagato nuovamente l’imposta maggiorata per chiudere la partita presuntivamente debitoria, il precedente versamento che fine avrebbe fatto, visto che la Tesoreria Comunale lo aveva regolarmente incassato?» Il cortese giovanotto si è trovato in palese imbarazzo e non ha saputo fornire una benché minima risposta plausibile.
Il contribuente non ha insistito per non alimentare ulteriormente il disagio del dipendente comunale. Tu, però, caro Sindaco una esauriente risposta la dovresti doverosamente fornire al contribuente e, perché no, anche a noi, in maniera da essere puntualmente informati. Una parte del percorso del predetto versamento, di cui abbiamo anche una fotocopia, abbiamo potuto seguirla, dalla Cassa di Risparmio alle casse comunali. Oltre non ci è stato consentito. Avremmo voluto vedere in quale capitolo di bilancio era stata registrata nel mese di giugno del 2007 e quale impiego ne è stato realmente fatto. Ti pare lecito un comportamento di questo genere, specialmente in un momento di particolare crisi per gli abitanti di questa martoriata città? Ti sembra logico che un dirigente si accorga soltanto dopo cinque anni se l’imposta sia stata pagata?
Con i mezzi e le attrezzature tecnologiche di cui gli enti dispongono attualmente, le operazioni di riscontro si effettuano quotidianamente, in tempo reale, così come avviene negli Istituti di Credito. Nelle banche, però, la dirigenza funziona! Vogliamo augurarci che nella ricostruzione venga incluso anche il razionale funzionamento della macchina comunale per assicurare ai cittadini servizi funzionali, razionali e certi. Ci farebbe piacere conoscere la precisa posizione del sindaco in ordine a casi di questo genere, visto che ha molta dimestichezza nel trattare i problemi delle bollette del Progetto Case.