
Il commento del nostro Direttore Responsabile pubblicato dalla nostra testata nazionale [url”Globalist.it”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=38699&typeb=0&L-Aquila-e-i-suoi-morti-cosi-vilipesi-e-traditi[/url].
di Roberta Galeotti
Ancora una grande delusione per gli aquilani.
Dopo le risate tra Balducci e Piscicelli, le intercettazioni tra Bertolaso e Boschi, ora tocca alla Iurato tradire questo popolo già tanto martoriato dal suo ingiusto destino.
[url”Le parole del Prefetto”]http://ilcapoluogo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=48101&typeb=0&Le-false-lacrime-della-Iurato[/url], che ha succeduto l’ineguagliabile Franco Gabrielli alla guida della città, sono rimbalzate come delle [url”stilettate sui profili di Facebook degli aquilani”]http://ilcapoluogo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=48174&typeb=0[/url] increduli, che hanno commentato con parole durissime il comportamento di Giovanna Iurato.
Pur volendo lasciare un margine di erronea interpretazione nella trascrizione delle intercettazioni, purtroppo, il senso della conversazione appare chiaro. Il prefetto avrebbe indossato una maschera compassionevole visitando i luoghi emblematici della tragedia aquilana, al fine di strappare un titolo o un articolo a suo favore. Con lo squallido intento di compiacere gli aquilani.
309 persone sono morte in pochi minuti alle 3.32 del 6 aprile 2009, fagocitate dalle loro case mentre dormivano. Sono morte le madri nel lettone con i loro figli, sono morte le coppie abbracciate nel loro letto, sono morti i ragazzi che speravano di costruire il loro futuro…
Una città intera è stata distrutta e con essa il destino di 70.000 persone che ora sopravvivono in una vita surreale da postbellico, in una ‘città fantasma’, come la definisce lei stessa. Siamo stati traditi da tutte le istituzioni.
Gli aquilani sono diventati vittime di predoni e cialtroni che hanno proiettato sulla nostra tragedia le loro mire di speculazione e di carriera. Giovanna Iurato, prefetto dell’Aquila alla sua prima esperienza in sede, si è avvicinata alla nostra città con un cinismo e un atteggiamento calcolatore, che nessuno meriterebbe.
La prefetta non ha figli, quindi non può capire cosa significhi perdere un figlio. Perderlo perché non lo hai fatto uscire di casa per tempo e vivere con il senso di colpa di non averlo salvato.
Chi non è costretto a vivere queste tragedie, non può capire.
Non pretendiamo comprensione, ma esigiamo rispetto e silenzio. Quell’assordante silenzio che gli aquilani, con grande dignità, continuano a praticare. Ridano pure, noi abruzzesi siamo ‘forti e gentili’.