Il linguaggio degli SMS: ‘dimmi km skrivi, e t dirò k 6’

20 gennaio 2013 | 15:12
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Il linguaggio degli SMS: ‘dimmi km skrivi, e t dirò k 6’

Cellulare, ipad, iphone, tastiera, touch e quant’altro hanno, al giorno d’oggi, monopolizzato l’attenzione giovanile: uno status symbol è quello che se ne ricava: o sei al passo coi tempi o, amico mio, sei out!

La comunicazione della nuova generazione taglia i ponti con la vecchia in tutti i sensi: si comunica chattando, conversando via web, coll’innovativo wazup, magari aiutandosi con una splendida web cam ultimo modello, ma si sa, che l’emblema di questo continuo proiettarsi verso il Futuro è sicuramente il nuovo linguaggio ideato per e dagli SMS.

La scrittura di messaggi attraverso il telefono cellulare (SMS, [i]Short Message Service[/i]) ha iniziato a diffondersi di pari passo con la commercializzazione della tecnologia GSM ([i]Global System for Mobile communications[/i]) verso la fine degli anni Novanta del 20° secolo. Il primo messaggio inviato risale addirittura alla fine dell’anno 1992 (in Inghilterra, da personal computer), ma è solo con il 21° secolo che il telefono è entrato a far parte delle nostre consuetudini in qualità di strumento preferito di scrittura.

Nel 1984, quando la sorte della scrittura sembrava ormai segnata dal dominio dei media audiovisivi, Gian Paolo Caprettini parlò della telefonata come di una lettera simultanea; quindici anni dopo, troviamo lo studio di Naomi S. Baron ([i]Letters by phone or speech by other means: the linguistic of email, «Language and communication»[/i]) che si riferisce alla posta elettronica. Ancora nel 2002, uno dei primi saggi dedicati in Italia ai cosiddetti messaggini si intitolava “SMS. Straordinaria fortuna di un uso improprio del telefono”.

È utile sapere che in origine ogni messaggio non poteva superare i 160 caratteri e andava digitato premendo una o più volte i 12 tasti del cellulare (pazzesco se messo in comparazione con gli sviluppi tecnologici di oggi). A far nascere il cosiddetto linguaggio degli sms sono stati all’inizio i limiti di spazio e la difficoltà di esecuzione: da ciò deriva la particolare attenzione per gli espedienti brachigrafici e tachigrafici, escamotages utili per scrivere in maniera più veloce.

Il linguaggio degli SMS viene analizzato in base a tre filoni di pensiero: c’è chi pensa che sia un linguaggio meccanicamente determinato dalle caratteristiche del mezzo; chi un gergo strettamente legato a una dimensione generazionale e chi una vera e propria ‘neolingua’ potenzialmente pericolosa per le lingue nazionali, perché in grado di deviare l’ “antiquata” grammatica.

A fondamento del punto primo, basti notare che si continuano a ricondurre al linguaggio degli SMS espressioni presenti in molte altre tipologie testuali: le grafie simboliche, gli acronimi, le abbreviazioni, la punteggiatura enfatica e così via. Per il secondo aspetto si fa riferimento a definizioni internazionali come short generation, sms generation o txt generation (da text messaging o texting in ingl. ‘invio di SMS’), che insistono nell’individuare in giovani e adolescenti la fascia più esposta a questo insieme di usi linguistici.

Per chi è adepto del terzo filone di pensiero, le preoccupazioni espresse a più riprese in Inghilterra e le campagne contro la lingua degli SMS presenti in questi anni in Francia (dove è attivo un KomiT contr le langage SMS) trovano corrispondenza anchein Italia; in rete, infatti, si incontrano manifesti come Questo blog non è un essemmesse e associazioni come il Comitato xsolventi ‘che vogliono siano sciolte le grafie come x al posto di per’). Colpisce inoltre che nelle discussioni in rete la varietà chiamata SMSiano o SMSese venga considerata poco prestigiosa, identificata con una certa rozzezza culturale.

Eloquenti, in merito, risultano le conclusioni a cui è giunta una ricerca realizzata in Belgio su 30 mila SMS inviati da parlanti francofoni nel corso del 2004. Da quell’inchiesta è emerso che il linguaggio SMS: non è un linguaggio unico, ma in continua evoluzione; è un linguaggio fortemente connotato nella fascia più giovane (che però dimostra un atteggiamento tutt’altro che passivo), mentre nella fascia d’età più avanzata gli SMS si scrivono spesso come si scriverebbe una cartolina postale ed è un linguaggio che difficilmente si può definire nuovo, è di fatti in buona parte debitore del linguaggio giovanile che per alcuni tratti affonda le sue radici in precedenti ben più remoti.

Infatti, già nell’Ottocento, a spingere verso la brevità e la rapidità v’erano tariffe postali a carico del destinatario (che sarebbe stato imbarazzante rendere troppo pesanti) e l’esigenza di scrivere ogni giorno decine di lettere, dato che mancavano altre forme di comunicazione a distanza. Non stupisce, quindi, che gli scriventi si servissero abitualmente di numerose abbreviazioni. Venivano quasi sempre abbreviate le formule di saluto iniziale (la più comune delle quali era C. A. ‘Caro Amico’) e finale (T.V. ‘tutto vostro’, Aff.mo ‘affezionatissimo’.

Ma qualunque parola poteva essere resa con un’abbreviazione: nelle lettere della famiglia Leopardi, per citare un esempio illustre, sono usati con grande larghezza ñro‘nostro’ e ṽro ‘vostro’, ma anche q˜lche, q˜do, f˜se ‘forse’, g˜no ‘giorno’ e si trovano frasi come quasi s˜pre s˜za dolore o per ½ del P. da Gugliano.

Slang o gergo che sia, il linguaggio da SMS si sta diffondendo sempre più velocemente, col riskio ke 1 articolo cominci ad exere skritto ancke in qst modo. (g.c.)