Pianeta Maldicenza, la confraternita ‘pesante’ di Fossa

di Fulgo Graziosi
Un bel dibattito si è acceso da tempo sul ‘Pianeta Maldicenza‘ che, come ha messo in bella luce il ‘picconatore’ Cossiga, non è prerogativa della sola città di Federico. La ‘maldicenza’, infatti, è una pratica che ritroviamo su tutto il territorio nazionale, specialmente in questo periodo elettorale. La stessa pratica non difetta in campo europeo e, neppure, a livello planetario ed ecco, perciò, la definizione di ‘Pianeta’.
Noi non vogliamo addentrarci nelle ricerche di vecchia data, che qualcuno vorrebbe far risalire agli anni della fondazione dell’Aquila. Vorremmo doverosamente, invece, richiamare alla memoria tempi più recenti, alla portata di molti viventi che, all’epoca, erano ragazzotti o giovanottelli come noi.
{{*ExtraImg_92110_ArtImgCenter_500x348_}}
Ancor prima delle feste di Natale cominciava un certo movimento preparatorio. Qualche merendina pomeridiana. L’aperitivo domenicale al bar di Scataglini. Una improvvisata cenetta fuori le mura. Un pranzetto organizzato tra poche famiglie di peso. Chi aveva avuto la fortuna di praticare qualche redazione di giornale, come quella di via Fortebraccio di Remo Celaia, ogni tanto sentiva passare sulla propria testa delle vere e proprie saette con una punta affilata e tagliente. Brevissime frasi pronunciate al telefono, con un sorriso palesato a labbra strette.
{{*ExtraImg_92111_ArtImgCenter_500x348_}}
Ogni tanto, la sera, si formavano dei piccoli capannelli al Bar Corsi, a Scataglini e in prossimità di Piazza Duomo. Sembrava che si stesse parlando di cose serissime e strettamente riservate che destavano una certa curiosità in quanti sostavano nei pressi. All’improvviso, una esplosione rumorosa. La stessa esplosione dei tifosi allo stadio quando la propria squadra segnava il gol. Dopo un attimo di sospensione una fragorosa risata, seguita da un vocio indirizzato all’ignaro amico che aveva assistito a tutta la scena annoiato e distratto. Di solito, l’interessato percepiva di essere al centro delle attenzioni degli amici con qualche attimo di ritardo. Nello stesso momento, dava luogo a una reazione immediata, dinamica, sottilmente ironica, pesantemente sarcastica, quasi mai scorretta. La scena durava fino all’ora di cena e, qualche volta, proseguiva al ristorante più vicino, fin quando non venivano passati al setaccio gli amici presenti e assenti. Questi ultimi, una volta informati, avevano l’opportunità di replicare in occasione degli incontri successivi, oppure alla riunione ufficiale del 21 gennaio.
{{*ExtraImg_92113_ArtImgRight_500x348_}}
La compagnia, che noi ricordiamo quasi a memoria era giuridicamente strutturata. Si era costituita in ‘Confraternita‘, con un atto comprendente compiti, funzioni e mansioni di tutte le cariche istituzionali. Mancava solamente la sede. Non fu difficile individuarla proprio nel bel mezzo di una di quelle sedute volanti lungo il Corso cittadino. Qualcuno degli amici, con la solita ironia, fece delle precise allusioni sulle caratteristiche e i requisiti che la sede avrebbe dovuto possedere. Un palazzo nobiliare, antico, ben tenuto, riservato e discretamente lontano dalle curiosità del centro cittadino. Lo stemma doveva recare al centro un gatto d’oro con un topo in bocca (particolare traducibile con una battuta tipicamente aquilana: “[i]sta’ attentu, pecchè quissi co’ ‘na lenguata te sse magneno[/i]”). Tutti condividevano l’idea e, mentalmente, si erano posti alla ricerca della sede, senza individuarla. In quel momento, il conduttore del discorso sorrise beffardamente aggiungendo che il proprietario, vivente, doveva possedere almeno un titolo ‘baronale’. Si guardarono immediatamente negli occhi in maniera interrogativa e, prima ancora che qualcuno potesse parlare, Vincenzo Bonanni disse di aver capito con leggero ritardo, assicurando che la sede per i festeggiamenti di Sant’Agnese sarebbe stata casa sua a Fossa, dal momento che possedeva tutti i requisiti richiesti.
{{*ExtraImg_92114_ArtImgCenter_500x345_}}
Nelle nostre ricerche, meno complicate di quelle in corso nel ‘Pianeta Maldicenza’, siamo stati fortunati. Abbiamo rintracciato una serie di fotografie di una delle più nutrite sedute della ‘Confraternita di Fossa‘, nel corso della quale, sicuramente, fu rivisitato ‘L’Inferno’ di Dante, con la collocazione nelle varie ‘bolge’ dei personaggi aquilani più o meno in vista in quel periodo. Per fortuna ci divideva qualche generazione, perché sarebbe stato difficile sfuggire all’analisi critica e ironica dell’avvocato Manlio Marinelli, del dottor Properzi (papà dell’architetto Pierluigi Properzi), di Remo Celaia, di Gustavo Properzi ed altri.
Le lingue più temute, oltre a quella di Celaia, erano quelle dell’avvocato Manlio Marinelli e del papà di Pierluigi Properzi. Non difettava di qualità neppure Renato Cervelli, definito dagli amici ‘Sant’Agnese Muta’. Parlava poco. Non per mancanza di argomenti, ma, soprattutto, perché iniziava a ridere non appena faceva riferimento ai comportamenti degli amici del cuore. Le battute più feroci, naturalmente, riguardavano la statura e, guarda caso, erano indirizzate ai rappresentanti della Confraternita più attivi ed assidui: l’avvocato Marinelli e il dottor Properzi, tutti e due della stessa altezza. “[i]Sembrano fatti con lo stampino[/i]” era la “[i]linguata[/i]” ricorrente di Remo Celaia. Sembrerebbe, non ne siamo certi, che l’elezione al Parlamento dell’onorevole Mariani sia di esclusivo merito della campagna elettorale svolta dalla Confraternita di Fossa.
{{*ExtraImg_92115_ArtImgCenter_500x332_}}
Abbiamo trovato anche una preghiera che l’avvocato Marinelli faceva recitare al nuovo eletto, prima dell’investitura, al termine della cena e delle operazioni di scrutinio.
La Confraternita di Fossa, meglio ancora dei Bonanni, non è stata la fondatrice del pianeta Maldicenza. Ha contribuito tangibilmente, però, a mantenere vivo l’interesse per questo bellissimo evento cittadino, arricchendolo culturalmente e favorendo lo sviluppo, il consolidamento e la divulgazione della conoscenza del Pianeta Maldicenza aquilano.
Non sarebbe sbagliato se gli organizzatori della bella manifestazione di Sant’Agnese prendessero in esame una nostra modesta proposta: ricordare con una targa i confratelli della gloriosa Confraternita di Fossa di Vincenzo Bonanni e compagni.
{{*ExtraImg_92116_ArtImgRight_482x800_}}
[url”Torna alla Home Attualità”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=202[/url]