Di Santo, ‘era tutta una messa in scena’

21 gennaio 2013 | 14:59
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Di Santo, ‘era tutta una messa in scena’

Ha ammesso di essere stato lui a piazzare gli ordigni, ma ha detto che erano innocui e che non voleva fare del male a nessuno: così Roberto Di Santo, il 58enne fermato venerdì scorso in un casolare di Rosciano (Pescara) dopo dieci giorni di fuga, accusato di essere l’autore di attentati incendiari nel Pescarese e a Chieti.

E’ stato interrogato nel carcere di San Donato dal gip del Tribunale di Pescara Luca De Ninis, alla presenza del pm Silvia Santoro. Il suo legale si è opposto al fermo perché, spiega, nell’attuale ordinamento non è contemplato il reato di tentata strage. L’avvocato ha chiesto misure alternative alla detenzione in carcere, in particolare gli arresti domiciliari. Nelle prossime ore è attesa la pronuncia del giudice, insieme alla convalida del fermo.

«Era una messa in scena», ha detto Di Santo durante l’interrogatorio durato due ore, aggiungendo che il suo intento era «attirare l’attenzione su alcune problematiche che hanno investito la sua famiglia e portare alla luce quanto la giustizia non è riuscita a far emergere». Il suo difensore, Alfredo Di Pietro, ha fatto sapere di non aver intenzione di chiedere la perizia psichiatrica. «Bisogna sì valutare la personalità di Di Santo – ha detto -, ma è una persona esasperata da tutto un vissuto».
L’avvocato ha anche riferito che il 58enne di Roccamontepiano (Chieti) è attualmente in cella con altre persone, con le quali ha rapporti tranquilli e sereni. «Si trova bene. Ha con sé libri sull’Islam – ha spiegato Di Pietro – e farà richiesta anche di altre pubblicazioni. Vuole leggere».

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