Diversamente donne

22 gennaio 2013 | 08:23
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Diversamente donne

di Raffaella De Nicola

Lo sguardo orrido, sbarrato, l’espressione stravolta del viso, la bocca contratta in un urlo agghiacciante, il sangue che sprizza dal collo tagliato, i serpenti velenosi aggrovigliati in testa che si muovono smodatamente, fanno senso, il viso cadaverico che balza fuori dallo sfondo scuro ipnotizzano terrorizzando.

E’ la Medusa di Caravaggio, l’astuta figura mitologica, donna mostro portatrice di morte, che sbarra la mente umana e la trascina negli abissi demoniaci della perversione.

Donna non più genitrice di vite, né custode di valori né, come Maria, Signora beneamata goccia del mare purezza infinita.

No le nuove Meduse sono fra noi che siamo invece donne comuni votate al sacrificio, alla famiglia, vite che accolgono in nuove gestazioni quelle degli altri, condivisione profonda che non urla, non è volgare, è anonima e silenziosa. Madri delle nostre madri e dei nostri padri quando invecchiano, non bleffiamo quando si potrebbe, né veline né velone.

Piangono le donne… a volte anche dal ridere, ma non confondono, le vere donne, le situazioni… non ridono quando si dovrebbe piangere… non parlano quando è meglio tacere.

Genialità della normalità Grandezza di quell’anonimato avulso dal potere che contamina corrompe e divora. Non c’è platea, nel nostro quotidiano, non si finge. I denti stridono, si serrano ma si va avanti. A volte per indignazione il groppo non scende, si ferma in gola, poi con una spinta va giù ma si blocca nuovamente alla bocca dello stomaco e lì brucia tutto intorno per poi risalire dolorosamente fino alla laringe, nonostante ormai l’amianto del nostro apparato ci difenda bene.

Mancava nel nostro ampio [i]curriculum[/i] di storie esemplari la notizia che rivela la tessitura di una recita fra lacrime e risate in questo far West aquilano di una moderna Medusa, massimo rappresentante dello stato per tutelare e vigilare sull’interesse pubblico, “ambasciatore in Patria”, a questo punto di quale patria non si sa, di quale sano (?) governo neppure.

E allora volgiamo lo sguardo, noi di altra etnia, ad Antigone che dai miti antichi incarna lo sdegno al potere autoritario di donne che si omologano all’uomo cattivo, gelide, asessuate, madri non generatrici, donne antieroi, decadenti nella bruttezza dei propri valori che, come nel ritratto di Dorian Gray, sono una maschera di orrore e disvalore, nonostante i belletti i profumi.

Ma non siete riusciti a convincerci neanche questa volta, nonostante i bombardamenti di fulgidi esempi che sbranano questa terra di nessuno.

Rimarremo le brave persone che siamo, a marcare ancora di più una differenza dalle immagini di copertina di dolori e lacrime finte mentre le nostre, vere e sincere, ostacolano e respingono al mittente la dominante desertificazione morale.

Perché noi, con fatica e onestà, siamo… oltre le risate

Diversamente

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