Comune: Scs rottama le partecipate

23 gennaio 2013 | 05:05
Share0
Comune: Scs rottama le partecipate

di Antonella Calcagni

La società Scs“rottama” le società partecipate del Comune dell’Aquila arrivando a consigliare una soluzione estrema nella sua lunga relazione: dismettere tutto privatizzando e ottenere i servizi erogati dalle stesse con bandi di gara sul libero mercato ottendo un risparmio.

E la famigerata “L’Aquila Holding” pubblico-privata che sarebbe dovuta nascere dall’aggregazione delle società esistenti? «Si tratta di una soluzione sub-ottimale». Così parla la Scs, l’advisor professionista nel settore.

«Gli eventuali ricavi – si legge nella relazione – non potrebbero coprire tutti i costi dei servizi e quindi tali attività non genererebbero utili per una holding». Il comune dell’Aquila ha pagato 60 mila euro, tanto è costato lo studio della società, per vedersi demolire sotto gli occhi le società con i 500 dipendenti, giudicate antieconomiche per l’ente.

Impensabile ipotizzare servizi in House non previsti dall’attuale normativa e possibili solo per prestazioni inferiori a 200 mila euro annui. La relazione è stata discussa di recente dalla Commissione garanzia e controllo che dedicherà ulteriori incontri all’argomento.

La rottamazione comincia dal Sed, le cui prestazioni per l’advisor sarebbero troppo costose; unico modo per salvare la società sarebbe un ritorno al passato, attraverso insomma la ricerca di un socio privato di minoranza. Si dovrebbe dunque tornare ai tempi della Maggioli di cui il comune ha cercato di sbarazzarsi in tutti i modi riuscendo nell’impresa.

Giudizio impietoso anche sull’Afm, che non potrebbe gestire, come ricordato dal presidente della V commissione Daniele Raffaele, un asilo pubblico e uno privato contemporaneamente.

Bocciato negativamente anche l’esperimento dell’apertura della farmacia a castel di Ieri.

Insomma le aziende vanno spacchettate e i servizi dati in appalto, questa la procedura immaginata. Scs suona il De Profundis anche per il centro turistico del Gran Sasso: «In assenza di interventi straordinari – si legge – occorre prefigurare anche l’ipotesi di una procedura concorsuale a carico della società (anche su istanza dei creditori). Ripartire i vari servizi svolti e affidarli in parte direttamente ad altre società e in parte tramite gara».

Rientra dalla finestra invece, attraverso una fondazione, l’ex Onpi, che dovrebbe confluire nella fondazione con noi e dopo (peraltro in enorme ritardo nella sua costituzione). Alla luce dei risultati dello studio si comprende la ragiune per la quale l’amministrazione ha deciso di tenere nel cassetto lo studio pagato profumatamente. Alcuni componenti della V commissione hanno obiettato: «Non occorreva l’advisor per giungere a trovate simili. Avremmo potuto dire le stesse cose noi senza pagare 60 mila euro».

Nella lunga relazione si fa solo un cenno alla tutela dei livelli professionali. La vera sfida invece è riuscire a conciliare gli attuali livelli occupazionali con l’esigenza di privatizzare tutte le spa comunali. Si ha dunque la sensazione che le risultanze dello studio non potranno essere applicate.