
«Non ho mai preso soldi da Angelini. Non ho mai chiesto soldi né per me né per gli altri. Non mi sono fatto dare soldi neanche per la campagna elettorale». Lo ha detto l’ex capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo Cesarone durante l’interrogatorio nel processo “Sanitopoli” su presunte tangenti nella sanità privata abruzzese, in cui è imputato insieme ad altre 24 persone, tra le quali l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco.
Rispondendo alle domande dei pm, Cesarone ha ripercorso i suoi rapporti con Angelini, di cui era stato dirigente nel gruppo Villa Pini. Rapporti, a suo dire, «di grande stima e affetto», almeno fino agli arresti del luglio 2008.
«Mai avrei immaginato – ha dichiarato – di poter essere arrestato per le dichiarazioni di Angelini». Ha, dunque, raccontato in aula che, dopo la sua elezione in Regione e nel momento in cui si cominciò a parlare di tagli nella sanità, l’ex patron di Villa Pini si recava spesso la mattina a casa sua e gli chiedeva con insistenza di poter incontrare il presidente Del Turco. «L’incontro con Del Turco – ha sottolineato – era diventato un argomento martellante».
Cesarone ha riferito di aver quindi fissato ad Angelini 3-4 appuntamenti in due anni a Collelongo (L’Aquila). Secondo quanto raccontato dall’ex capogruppo Pd, Angelini diceva di voler parlare con Del Turco di questioni legate ai tagli, al budget, ma anche di vicende giudiziarie. «Angelini – ha spiegato – diceva che viveva una guerra contro tutti. Tutti ce l’avevano con lui. Si sentiva circondato. Era in guerra con l’Aiop (associazione italiana ospedalità privata)».
Cesarone ha riferito che Del Turco più volte redarguì «dicendo di non mandargli Angelini» in quanto bisognava rispettare il Piano di rientro e «i pesi e le misure erano uguali per tutti».
Al termine della deposizione il Presidente ha domandato, dunque, a Cesarone che ha confermato che Angelini avrebbe inventato tutto l’impianto accusatorio.
Le prossime udienze si terranno 30 e 31 gennaio.
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