
di Alessia Lombardo
Nonostante una fattura di 45mila euro di ristrutturazione della propria casa, un invalido al 100% che non deambula dovrà presentare al Comune dell’Aquila un’ulteriore dichiarazione della ditta per mettere nero su bianco che l’abitazione per oltre un mese non è stata abitabile, con conseguente sospensione della Tarsu per il solo periodo dei lavori.
Novità delle ultime ore l’ottenuta restituzione del 60%, ma la sostanza non cambia. Residente nella zona est del capoluogo il diversamente abile ha ristrutturato a proprie spese l’abitazione, di 40 mq, classificata ‘A’, che ha riportato lievi danni con il terremoto. A spiegare un’altra storia tutta italiana è la sorella, che preferisce mantenere l’anonimato, dopo che la famiglia si è vista recapitare una cartella «furba» relativa al biennio 2009-2010.
«Recentemente – esordisce – abbiamo ricevuto i pagamenti del 2009-2010. Per l’anno 2009, una parte è stata già saldata a Equitalia, ma c’è un periodo in cui mio fratello non poteva essere a casa. Ha infatti ristrutturato a proprie spese l’abitazione con 45mila euro fatturati dalla ditta in cui viene specificato che per oltre un mese ci sono stati dei lavori che hanno riguardato bagno, cucina, pavimento». «Di certo – sottolinea – non si è trattato di una tinteggiatura alle pareti, basta leggere l’importo. Non è materialmente possibile che una persona che non deambula possa abitare per oltre un mese in una casa priva di servizi, senza energia elettrica e gas».
La donna recentemente si è recata al Comune dell’Aquila per chiedere chiarimenti, ma oltre il «signora ha ragione» pronunciato dall’impiegato di turno è stata chiamata a fornire una dichiarazione scritta della ditta, che tra l’altro non è aquilana. La fattura, firmata dalla ditta in cui si leggono i dettagli della ristrutturazione, non basta.
Amareggiata, la signora crede che troppa burocrazia di fronte all’evidenza sia distruttiva. «Mio fratello – tuona – nonostante sia disabile non ha mai usufruito né dell’albergo né dell’autonoma sistemazione, sia chiaro. Con la riduzione del 60% posso aggiungere che non si tratta neanche di una questione di soldi, ma di umanità». «Dove rintraccio la ditta? – si chiede – ma soprattutto quanto mi costa? Sicuramente di più. Mi chiedo perché ci si attacca alle briciole di un pensionato invalido al 100% non deambulante che a stento riesce a sopravvivere».
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