
E’ il Molise in testa alle regioni italiane con il più alto tasso di obesità. Secondo i dati del Rapporto Istat Noi Italia, circa un abitante su 7 (il 13.5% della popolazione) della regione è in grave sovrappeso, contro la media nazionale del 10%. Al secondo posto la Basilicata (13,1%) seguita dalla Puglia (12,6%).
«Anche se si tratta di numeri inferiori rispetto a quelli di altre nazioni europee – afferma Marcello Lucchese, Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie metaboliche (Sicob) – non dobbiamo sottovalutare la situazione. Il numero degli obesi italiani è cresciuto del 25% dal 1994 ad oggi e anche regioni settentrionali».
L’obesità, ricordano gli esperti, provoca una serie di gravi malattie che possono portare alla morte, come ipertensione, diabete e cancro.
«Quando dieta, esercizio fisico e cure farmacologiche non sono sufficienti è opportuno sottoporre i pazienti a tecniche di chirurgia bariatrica – continua – e non certo per fini estetici ma per salvare loro la vita». A questo va aggiunto l’impatto economico: i costi sociali legati all’obesità ammontano a 23 miliardi di euro, di cui 11 a carico del Ssn.
A questi vanno aggiunti i costi indiretti quantificabili a 65 miliardi di euro annui e rappresentanti da decessi, riduzione della produttività lavorativa, assenza dal lavoro, sussidi pensionistici e disoccupazione.
«Se incentiviamo la chirurgia dell’obesità – sottolinea Lucchese – possiamo quindi risparmiare fino a 88 miliardi. Sono, infatti, almeno un milione gli obesi italiani che potrebbero risolvere i loro problemi grazie ad interventi chirurgici».