L’Aquila Rugby, tanto rumore per nulla

di Alessia Lombardo

A teatrini così non c’eravamo abituati e, francamente, se avessimo potuto li avremmo evitati. Prima dentro, poi fuori. Colpa di chi? L’unica cosa certa è tutti contro l’oligarchia ovale che, da anni, accentra decisioni e scelte nel club neroverde.

Pare difficile potersene disfare. Ci manca troppo il solo rugby giocato, quello serio al sapore di fango e ignoranza ‘made in L’Aquila’.

Il rinnovamento è saltato ufficialmente, con le dimissioni a puntate prima di Marzia Frattale, seguite dall’allontanamento operativo, ma non societario di Eliseo Iannini, rimasto comunque azionista, e in ultimo di quella Old, che tutti avremmo ‘ingaggiato’ da tempo e che, si è aspettato troppo di farla sedere nella stanza dei bottoni per poi consultarla lampo.

Tanto rumore per nulla. Soltanto prima di Natale, dopo l’ammissione pubblica di invasioni di campo macroscopiche di uomini di fiducia del patron Romano Marinelli, l’allargato direttivo neroverde prometteva ai tifosi un nuovo percorso di crescita, e non solo sul campo. La strada è stata smarrita in meno di un mese, contro ogni previsione, anche dei più disfattisti. Era solo un temporeggiare per cosa?

Si esce di scena a testa alta e in silenzio, facendo i signori omettendo i dettagli delle motivazioni. Quasi sicuramente però le ragioni fiume sono state stoppate dall’ormai nota frase per il ‘bene dell’Aquila Rugby’. C’è chi sa ben giocare con la comunicazione approfittando di omissioni coatte per continuare a tirare l’acqua al proprio mulino. È una linea collaudata, l’hanno capito pure i bambini.

Un plauso alla Old che ha messo nero su bianco la propria posizione; purtroppo però la vicinanza morale non servirà a nulla, e ne siamo dispiaciuti.

Il presidente che avrebbe vigilato su tutti e tutto dov’è finito? Speriamo che presto chiarisca lui alla città e ai tifosi l’aria che tira. Non basta ribadire l’apertura a un progetto ormai sfumato.

Intanto continuiamo a stagnare in un rinnovamento-farsa che la luce non la vedrà perché semplicemente non si vuole, e non si tratta soltanto del progetto triennale bocciato.

Siamo stufi di soffrire con le figuracce sul campo in ogni dove e ora ci mettiamo anche il carico con il saltato consiglio sportivo, neonato. Dov’è finita la serietà del pentascudettato club che ha portato alti i colori neroverdi in Italia? Massimo Mascioletti tace. Conoscendolo, apprezzandolo in primis come persona, poi come sportivo immagino la sua delusione. Prevedibile per chi il gioco l’ha capito che l’out out pena il repulisti dopo le iniziative personali ed eventuali consulenze tecniche sarebbero stati un fuoco di paglia.

Prevedibile, troppo prevedibile.