
Con le ultime previsioni, come quelle di Ernst & Young, che stimano i disoccupati dell’Eurozona nel 2013 attorno ai 20 milioni (erano meno di 16 milioni nel 2010), parlare di opportunità professionali per l’anno che è appena cominciato sembra quasi un azzardo. Eppure il mercato del lavoro, soprattutto quello italiano, è pieno di contraddizioni, e anche quando ingrana la marcia indietro è comunque dinamico.
Così è ragionevole presumere che, in questo ennesimo anno di crisi, ci saranno comunque nel nostro Paese almeno 8 milioni di assunzioni (di vario genere: tempo indeterminato, determinato, apprendistato, collaborazione, progetto o che riguardano sempre la stessa persona, cioè rinnovi), e che di queste almeno 2 milioni saranno a tempo indeterminato. Non solo: gli esperti si attendono che per chi ha un profilo professionale medio alto, le occasioni per trovare o cambiare lavoro non mancheranno. Soprattutto in settori come l’Ict e il mondo della comunicazione social, il commerciale, l’[i]export management[/i] e il controllo di gestione. Previsioni nere, invece, per settori come l’automotive e quello farmaceutico.
Analizzando i dati 2009-2012 del sistema [i]Excelsior[/i], che raccoglie ed esamina da oltre dieci anni le intenzioni delle aziende italiane in materia di assunzioni, un dato emerge in modo chiaro. Posto che il volume è in netto calo (si è passati dalle oltre 523 mila assunzioni previste dalle 100 mila aziende del campione nel 2009 alle 406 mila dell’anno appena concluso) i profili che sembrano soffrire meno la crisi sono proprio quelli medio alti. D’altra parte, confermano dall’ufficio studi di Unioncamere che questi dati li produce e li elabora, i cosiddetti [i]high-skill[/i] tengono meglio non solo in Italia, ma in tutta Europa. E mentre in questa fase di contrazione del mercato si parla principalmente di turnover, di sostituzione di chi esce, quando tornerà la crescita i primi a beneficarne saranno proprio i profili più «skillati»: [i]management e middle management[/i], quindi, ma anche operai specializzati e professioni tecniche. A perdere terreno sono invece, insieme agli operai generici, le professioni a forte componente routinaria, come per esempio impiegati di concetto e addetti al front office.
«Il mercato è sicuramente in calo, ma non è fermo. Le aziende continuano a cercare, è fisiologico. Quello che manca sono i grandi numeri», analizza Nicola Rossi, [i]country manager[/i] di Monster per l’Italia. Ha un buon punto di osservazione, corroborato da 2 milioni di utenti unici e 60 mila nuovi curricula al mese, e 5 mila aziende attive nel recruiting nel 2012. «I grandi numeri delle telecomunicazioni e del finance sono solo un ricordo», prosegue Rossi. «Ma nel settore Ict, per esempio, se ci fossero più profili validi di quelli attualmente presenti sul mercato, sarebbero tutti assorbiti in fretta. È un discorso che vale per i giovani laureati, ma anche per le figure più esperte. Le aziende, in questo settore, cercano in prima battuta professionisti con un solido [i]background[/i], e quando non li trovano si rivolgono ai profili junior. Smanettoni quindi, ma anche figure senior, in grado di gestire la parte social delle attività aziendali. Discorso simile per il settore commerciale, che ha bisogno tanto del giovane venditore che di quello esperto, con un suo portafoglio clienti. Dai nostri report poi emerge una differenza tra Italia e il resto d’Europa: all’estero c’è ancora una forte richiesta di profili amministrativi, nel controllo costi e gestione, mentre nel nostro Paese non più», chiude Rossi.
Che nel 2013 sarà il settore Ict quello che offrirà maggiori opportunità è convinto anche Tomaso Mainini, [i]managing director[/i] di Michael Page Italia, colosso della selezione del personale presente in 32 Paesi e specializzato in [i]middle e top management[/i]. «Essere ottimisti per il 2013 è difficile», premette Mainini. «I primi mesi saranno complicati, come il 2012. Dopo l’estate ci aspettiamo più dinamismo. Ma ci sono settori, come quello dell’online e del digital, che continueranno a crescere a due cifre, in Italia, almeno per altri due o tre anni. Questo mercato, nel nostro Paese, è indietro rispetto al resto del mondo avanzato, e deve recuperare terreno. Servono sicuramente [i]marketing manager[/i], ma anche [i]community manager[/i], figure in grado di curare la [i]web reputation[/i] di un’azienda. Un aspetto sempre più importante in tutti i settori, Google e Tripadvisor ormai fanno status». E se tre indizi fanno una prova, anche nella classifica degli introvabili di Unioncamere, in prima posizione, c’è il progettista di sistemi informatici, mentre gli analisti e progettisti di software sono i più ricercati dalle aziende per quanto riguarda le professioni intellettuali, scientifiche e a elevata specializzazione.
Un’altra figura per cui Mainini prevede un 2013 roseo è il [i]chief financial officer[/i], insieme ad altri profili che si occupano di controllo di gestione. «Quella del cfo non è più una figura solo tecnica», sostiene il [i]managing director[/i] di Michael Page Italia. «Ma viene sempre più coinvolta nelle decisioni di business. Si tratta di un profilo ricercato sia dalle multinazionali che guardano al mercato italiano e hanno bisogno di un punto di riferimento locale, sia da chi avvia operazioni di [i]private equity[/i]. Gli stessi che possono aver bisogno di un [i]temporary manager[/i], altro profilo che nel 2013 troverà spazio, anche nei passaggi generazionali delle piccole e media imprese. Contratti dai 12 ai 36 mesi, con buone retribuzioni, proposti a figure esperte in grado di operare come general manager, managing director o proprio come cfo».
Chi nel 2013 affronterà una selezione, però, dovrà armarsi di santa pazienza. Perché i tempi medi si sono allungati. Se prima un processo di selezione durava, per un profilo di [i]middle management[/i], dai due ai tre mesi, oggi ci vuole almeno il doppio. «Le aziende in questa fase non hanno fretta», conferma Mainini. «Gli step della selezione aumentano e molto più spesso di prima, nel caso delle multinazionali, viene coinvolto anche il referente della casa madre. Con il rischio che, se le cose vanno troppo per le lunghe, la posizione aperta venga a un certo punto cancellata». Questo sul versante delle aziende. Ma con la crisi è cambiato anche l’atteggiamento dei candidati. Come rileva Ezio Ferrara, senior partner e responsabile della sede romana di Elan International executive search: «Molte persone cercano un lavoro, altrettanti lo vogliono cambiare», sostiene Ferrara.«Ma rispetto a qualche anno fa c’è molta più diffidenza, e chi ha un posto sicuro, stabile, è meno propenso di prima a lanciarsi in una nuova avventura. Non è raro, insomma, che un candidato si chiami fuori a metà percorso».
Il mercato dell’[i]head hunting[/i], non è una novità, è molto più ricco al Nord. «Milano e dintorni muovono circa il 60% delle selezioni per profili medio alti. Roma tiene, ma il mercato è basso. Veneto ed Emilia Romagna sono poi due regioni molto vitali. Per noi il 2012 è stato un anno di crescita rispetto al 2011, [i]trend [/i]che contiamo di confermare anche nel 2013. I tre quarti delle nostre selezioni riguardano i cosiddetti quadroni e dirigenti. Anche se ormai le aziende alle società di selezione in genere chiedono un servizio meno specialistico, più a 360 gradi, che sconfina spesso nella consulenza vera e propria», prosegue Ferrara.
Nell’anno che verrà, saranno ancora le figure commerciali a farla da padrone. «Su dieci selezioni che portiamo avanti», conferma il senior partner di Elan International, «almeno sette riguardano profili commerciali. In questo settore le aziende cercano di portar via i migliori alla concorrenza, vogliono gente che abbia già un’esperienza nella vendita. Un discorso che vale anche per il settore farmaceutico, che è in forte crisi ma non è fermo: il pharma cerca solo nel pharma. Più aperto invece il mercato del lavoro nel food & beverage, dove c’è una buona richiesta di sales manager e key account. Altri settori che offriranno buone opportunità nel 2013 sono il largo consumo, il [i]fashion e il gaming[/i]: scommesse da un lato e giochi elettronici dall’altro sono attività in salute».
Ma se in Occidente il mercato è fermo, il discorso cambia guardando ad Est, e non solo. «Nel Far East le aziende hanno molto bisogno di figure esperte in diversi settori», sottolinea ancora Mainini. «E questo vale non solo per la Cina, ma anche per Singapore, Indonesia, Hong Kong. Oltre che per buona parte del Sud America. L’Italia rimane un mercato importante, ma chi vuole accelerare il proprio percorso di carriera non può trascurare un’esperienza all’estero». E chi vuol restare legato al caro vecchio Occidente? «Se devo pensare a due mercati del lavoro che funzionano e che offrono buone opportunità dico Svizzera e Canada», conclude Ferrara.
[i]Fonte: ilmondo.it[/i]