In Italia oltre mille impianti a rischio di incidente

Oltre 1.100 impianti a rischio di incidente rilevante sparsi in tutta Italia e che interessano 739 comuni. E’ la fotografia scattata dal rapporto di Legambiente e Protezione civile ‘[i]Ecosistema rischio industrie[/i]’, presentato a Roma.
Alle domande rivolte alle amministrazioni comunali che ospitano impianti pericolosi hanno risposto soltanto 211 comuni (29%) fra cui non compare Taranto che – afferma il capo della Protezione civile Franco Gabrielli – «non ci risulta essere un comune non implicato da questo punto di vista».
Per Gabrielli quello che «preoccupa di più» è che «siamo un Paese poco sensibile su questi temi: siamo in una sorta di limbo; quello che mi allarma è la mancanza di consapevolezza». E infatti il rapporto parla di «informazione ancora insufficiente ai cittadini sui rischi e sui comportamenti da tenere in caso di emergenza» (solo 105 comuni, 50%); mentre «scuole (18% dei casi), centri commerciali (13%), strutture turistiche (8%), chiese (7%), ospedali (2%)» continuano a essere «presenti nelle aree a maggior rischio», definite aree di danno, in 104 comuni.
La concentrazione degli impianti (dai petrolchimici alle raffinerie che in caso di incidente possono provocare incendi, contaminazione di suoli, acque, aria) riguarda soprattutto Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.
«I comuni – spiega Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – hanno il compito fondamentale di fare da raccordo tra la pianificazione urbanistica e la presenza di insediamenti a rischio; spetta loro l’informazione ai cittadini».
Per Simone Andreotti, responsabile Protezione civile di Legambiente, è di «fondamentale importanza che tutti facciano la propria parte per rispettare la legge».
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