
Emmanuel De Merode è il presidente del Parco del Virunga, un parco nazionale dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità che si trova in Africa, tra Congo, Uganda e Rwuanda. Da oggi De Merode è in Italia, e giovedì sarà a Bruxelles per chiedere aiuto all’Europa: il parco del Virunga, insieme al parco nazionale del Bwindi, sono gli ultii due posti sulla terra in cui è possibile ammirare il gorilla africano. Ne rimangono solo 808 esemplari.
Negli ultimi 10 anni la popolazione è stata decimata del 75% a causa del bracconaggio – vengono uccisi per la loro carne e per gli elementi decorativi – e come conseguenza del cambiamento dell’habitat.
De Merode ora lancia l’allarme perché gli ultimi gorilla rimasti vengono minacciati dalle compagnie petrolifere, e dalle loro trivellazioni. Le compagnie petrolifere hanno già avuto concessioni petrolifere sull’85% del parco.
Senza contare che il bracconaggio continua. «Sul mercato del commercio illegale, un piccolo di gorilla può essere venduto ad una somma che va da 15.000 a 40.000 dollari nei mercati africani, la sua mano viene venduta come trofeo a meno di 6 dollari e un chilo di carne di gorilla vale da pochi centesimi a pochi dollari, una strage indecorosa a vantaggio di pochi – avverte il Wwf – ma da vivo e in un habitat sano e vitale, ogni gorilla fa arrivare all’industria del turismo 25.000 dollari l’anno, che a pieno regime potrebbero essere 62.000, mentre l’indotto prodotto complessivamente dal turismo per i gorilla di montagna è di 22 milioni di dollari l’anno, e potrebbe arrivare fino 54,4 milioni di dollari l’anno, con gran parte del ricavato a sostegno dell’economia locale».
Salvare il gorilla di montagna «significa salvare il Cuore Verde dell’Africa, la sua straordinaria natura e i villaggi e le comunita’ che vivono nel meraviglioso Parco del Virunga – dice Isabella Pratesi, direttore Politiche di Conservazione Internazionali del Wwf Italia, che incontrerà il direttore del Parco del Virunga a Bruxelles – le attività esplorative ed estrattive avrebbero un impatto catastrofico sulle comunità locali e sull’ambiente. Ettari di foresta verrebbero abbattuti, le nuove strade costruite consentirebbero un ingresso facilitato ai bracconieri. Il gorilla è la scimmia geneticamente più simile a noi, il suo sguardo è magnetico e porta con sé la forza irresistibile delle nostre origini. Non possiamo permettere che scompaia per sempre. Oggi più che mai il destino del Parco e di tutti i suoi abitanti è nelle nostre mani».
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