I danni delle lungaggini burocratiche

30 gennaio 2013 | 14:49
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I danni delle lungaggini burocratiche

di Andrea Biondi, da Ilsole24ore.com

Per inquadrare la vicenda può essere utile leggere quanto scritto al punto 5 del documento datato 5 giugno 2012, con cui il Comitato Via (Valutazione d’impatto ambientale)dà parere favorevole, ma con alcune prescrizioni. Conditio sine qua non posta alla Puccioni Spa per costruire il suo impianto “Recogen” è il monitoraggio su fratini e gabbiani reali che nidificano in zona.

«Abbiamo fatto presente che a tutto c’è un limite», commenta Mario Puccioni, amministratore delegato di questa azienda da 40 milioni di giro d’affari, che dal 1888 produce fertilizzanti: fino al 1957 in Toscana e da allora a Vasto, in provincia di Chieti.

Lungaggini e burocrazia però sono in grado di generare un Moloch a tratti insormontabile e che, nella fattispecie, all’azienda abruzzese ha fatto perdere (finora) 84mila euro di finanziamenti europei: 28mila al mese per tre mesi di ritardo sulla tabella di marcia per l’inizio dei lavori.

Il pomo della discordia che vede una contro gli altri la Puccioni e gli enti abruzzesi, Regione in primis, è il progetto “Recogen”, per la costruzione di un impianto per il recupero e la rigenerazione dell’acido cloridrico. «Si tratta di un rifiuto industriale – spiega Puccioni – oggi smaltito in inceneritori o impianti di trattamento acque».

I vantaggi (oltre ad almeno 10 nuove assunzioni) sarebbero da una parte quello di ottenere solfati di ferro e zinco, necessari per i fertilizzanti; dall’altra di avere una rigenerazione dell’acido cloridrico.

Il progetto è fra i 6 italiani premiati all’interno del bando Ue del 2010 “Ecoinnovation”, con un finanziamento accordato di 800mila euro, pari al 40% dell’investimento totale previsto (2,5 milioni).

«Il ritardo nell’inizio dei lavori – spiega Puccioni – ci sta facendo perdere 28mila euro al mese. Che la Ue sta sottraendo a quelli già stanziati definitivamente a settembre 2011. Il tutto per rimpalli da parte delle varie amministrazioni: Regione ed enti locali».

L’avvicendarsi delle date dà bene l’idea delle difficoltà. A marzo 2011 il progetto Recogen risulta tra i vincitori del bando. Fino a settembre si svolge la “negoziazione” con i funzionari europei che confermano lo stanziamento. «Avremmo potuto chiedere dei fondi subito, ma abbiamo ritenuto che sarebbe stato meglio farlo dopo l’avvio dei lavori. Non si sa mai».

Pensiero premonitore. A settembre prende avvio l’iter, ma un intoppo procedurale blocca in partenza i lavori del Comitato Via che torna a riunirsi solo nel successivo mese di aprile. Al consenso riscosso a Bruxelles non corrisponde peraltro altrettanto entusiasmo in Abruzzo. Anzi, inizialmente viene bocciato, per la soddisfazione dei cittadini contrari all’impianto.

La Puccioni chiede alla Regione Abruzzo di rivedere il diniego e presenta materiale integrativo. E così il 5 giugno arriva il placet del Comitato Via, con prescrizioni. «Nel frattempo – precisa l’ad dell’azienda – a maggio avevo preallertato il funzionario della Ue titolare della nostra pratica anticipandogli le difficoltà che stavamo trovando e chiedendo una proroga rispetto al termine del 30 giugno entro cui ci era stato richiesto l’avvio formale di costruzione dell’impianto». La proroga viene concessa: 5 mesi però, non un giorno di più. Quindi a novembre bisogna partire.

L’azienda pensa di stare nei tempi, ma anche stavolta si sbaglia. Ferie estive e tempi tecnici rinviano al 18 settembre la convocazione della Conferenza dei servizi. E per la chiusura del verbale (che sarebbe dovuta avvenire in 150 giorni dal 5 giugno 2012) si arriva a novembre, ma manca ancora la risposta definitiva con l’autorizzazione. Com’è possibile? «Abbiamo aspettato e stiamo attendendo – risponde Antonio Sorgi, dirigente regionale e presidente del Comitato Via – il parere sanitario del Comune di Vasto. Il termine perentorio è per martedì (oggi, ndr) dopodiché daremo l’autorizzazione in caso di parere positivo o di mancata risposta».

Intanto l’azienda su questo [i]timing[/i] non confida. «Siamo stati noi a sollecitare la Regione in data 2 gennaio con una diffida formale. Solo da allora – afferma Puccioni – si sono mossi. Peraltro il parere sanitario doveva già esserci: il parere del Comune non può arrivare con tempi e modalità discrezionali».

A ogni modo, restano i 16 mesi per un iter autorizzativo che avrebbe dovuto concludersi a giugno 2012. «Stiamo preparando – conclude Puccioni – un ricorso al Tar per la nomina di un commissario ad acta. Stiamo valutando anche il ricorso in sede penale e civile contro l’amministrazione regionale. La situazione è paradossale, ma allo stesso tempo paradigmatica di quanto un primato italiano di tecnologia sia affossato da una lentezza autorizzativa che prende forma anche in procedure irrituali, se non illegittime».