Antimafia: parlano gli esperti

31 gennaio 2013 | 19:18
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Antimafia: parlano gli esperti

Per il corso di laurea in Scienze dell’investigazione, si è svolto oggi nell’Università dell’Aquila un incontro al quale hanno partecipato due tra i maggiori protagonisti dell’investigazione pubblica in Italia: Renato Cortese, oggi capo della Squadra Mobile di Roma, e Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria.

Sono le due persone che a Palermo, nella DDA e nella sezione Catturandi, hanno portato a buon fine la caccia a Provenzano, da quaranta anni ricercato inutilmente dalle forze dell’ordine. Dopo Palermo questi due investigatori sono andati a Reggio Calabria e da allora ci sono stati risultati di grande rilievo anche a Reggio, con la cattura di latitanti ritenuti imprendibili da decenni. Oggi Renato Cortese sta conducendo la stessa battaglia a Roma, sotto la direzione di Giuseppe Pignatone, che era stato a capo della Procura di Palermo, poi di Reggio Calabria (lavorando insieme a Renato Cortese e a Michele Prestipino).

Nella presentazione il professor Francesco Sidoti ha insistito sul valore emblematico della loro presenza sul territorio aquilano, dove lo Stato ha concentrato stabilmente figure di rilievo nazionale, come il procuratore Fausto Cardella (che a suo tempo richiese l’ergastolo nei confronti del senatore Andreotti) e il capo della Mobile, dott. Maurilio Grasso.

Nella relazione introduttiva, Sidoti ha sottolineato che uomini come Renato Cortese e Michele Prestipino saranno nella Terza Repubblica punti di riferimento per un nuovo sistema della sicurezza: il sistema del passato si sta dissolvendo sotto il peso di scandali e processi, dalle sentenze del G8 di Genova alle indagini con interdizioni dai pubblici uffici. Un nuovo sistema della sicurezza si sta riorganizzando certamente avranno molto spazio gli uomini nuovi che hanno conseguito i maggiori successi nella lotta al crimine organizzato.

L’Aquila non è una piazza secondaria, ma un posto di primo piano nel sistema Paese: all’Aquila hanno operato personalità come il prefetto Franco Gabrielli e il giudice Giovanni Canzio. L’Aquila del dopo-terremoto rimane uno scenario altamente problematico e controverso: per Sidoti le mafie e le cricche hanno tentato di inserirsi negli affari del sisma, ma hanno trovato un contrasto serrato degli apparati pubblici. Questo quadro generale non è modificato da errori individuali.

Maria Filieri