
Si torna in aula per il caso del presunto stupro di Pizzoli. L’udienza è cominciata intorno alle 10 e anche stamane in aula presenti sia la vittima che il presunto violentatore, Francesco Tuccia.
Gli sguardi dei due si sono più volte incrociati. Anche stamane sono stati organizzati sit-in fuori il tribunale di Bazzano per protestare contro la violenza nei confronti delle donne.
I primi ad essere ascoltati sono stati due consulenti ed un testimone della difesa. Poi la parola passerà al pm titolare dell’inchiesta, David Mancini per le requisitoria. Infine è prevista la sentenza.
I difensori del giovane ex militare del 33/Esimo reggimento artiglieria terrestre “Acqui” dell’Aquila, hanno depositato una consulenza di parte realizzata dal professore Pietrantonio Ricci, direttore della cattedra e della scuola di specializzazione in medicina legale presso l’Università di Catanzaro. Secondo tale consulenza, la ragazza aveva nel sangue un tasso alcolemico 5 volte superiore al limite consentito. «Un tasso – si legge nella consulenza – che conduce alla confusione, al disorientamento, alla perdita della percezione dei colori, delle forme, dei movimenti e del dolore». Secondo il legale la giovane studentessa universitaria di 20 anni di Tivoli (Roma) non sarebbe stata violentata sessualmente. Secondo il legale la ragazza (che avrebbe riportato ferite lacero contuse guaribili in 40 giorni) avrebbe preso parte al “Fist Fucking”, ovvero ad una pratica sessuale che prevede l’introduzione dell’intera mano e a volte di due mani all’interno delle parti intime. «A tutto ciò – scrive il consulente – avrebbe contribuito l’azione dell’intossicazione alcolica, molto vicina al coma etilico che da una parte ha annullato la reazione di difesa della vittima e dall’altra avrebbe rilassato gli sfinteri, amplificando le potenzialità lesive della mano sullo sfintere».
«Ancora mi chiedo perché tutto questo è accaduto a mio figlio», è stato il commento del papà di Francesco Tuccia prima di entrare in aula. «Non mi sono fatta delle idee sulla possibile sentenza, io credo che ognuno debba aspettarsi ciò di come ci si presenta nella società – ha detto la mamma della giovane ragazza universitaria. Mia figlia – ha aggiunto – continua a studiare, ha cambiato regione, all’Aquila è stata benissimo, ci ha lasciato un pezzo di cuore, e’ stata la sua città di adozione. Un ambiente sano. Questa vicenda le ha dato un duro contraccolpo».
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