Sanità, ecco la ricetta del Partito democratico

1 febbraio 2013 | 07:58
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Sanità, ecco la ricetta del Partito democratico

di Marianna Gianforte

La salute come diritto soggettivo e universale da garantire a tutti gli individui e mezzo per superare le disuguaglianze tra i cittadini. Parte da questo presupposto il Partito democratico per proporre una nuova sanità abruzzese.

Già è pronto un documento per il riassetto del settore elaborato con l’aiuto di un tavolo tecnico a lavoro da mesi. Si tratta di un programma che vede la sanità non più come costo, ma come servizio al cittadino. Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali il Partito democratico prepara, dunque, la sua “ricetta” per un riassetto generale. L’obiettivo è “invertire il ragionamento” seguito finora dalla giunta di centrodestra, dal commissario Gianni Chiodi e la sub-commissaria Giovanna Baraldi, in vista, tra l’altro, di ulteriori interventi di riduzione delle risorse nei prossimi mesi, che si andranno ad aggiungere ai tagli della manovra finanziaria per il triennio 2012–2014, che prevedono la razionalizzazione della spesa sanitaria.

«Si deve uscire dall’ottica del risanamento a tutti i costi, e intraprendere la strada della riorganizzazione del sistema sanitario regionale – commenta il vicepresidente del consiglio regionale Giovanni D’Amico, tra i sostenitori e promotori di questo programma – più vicino alla gente, più integrato con i servizi offerti dal privato».

Così, il Partito democratico, da alcuni mesi sta lavorando al progetto “Per il risanamento della sanità”, e di volta in volta il gruppo di lavoro – un tavolo tecnico, composto da figure professionali, quali medici, ma anche sindaci – s’incontra per ragionare su quello che è ancora un progetto “work in progress”. Un primo documento (“Linee d’indirizzo”) è stato approvato dal coordinamento del partito.

«Vogliamo essere pronti con un progetto per un nuovo assetto della sanità regionale – spiega D’Amico – da attuare in caso di vittoria alle prossime elezioni regionali». Qual è la “formula magica” che trasforma la sanità da settore “mangia-soldi” a settore “produttore” di risorse e servizi? Per il Partito democratico la strada da seguire è quella di raggiungere «una gestione unitaria del sistema sanitario regionale. L’ipotesi principale è la nascita di una Asl unica regionale – chiarisce D’Amico – che possa liberare risorse da destinare ad adeguati investimenti sull’innovazione sanitaria e sulla medicina del territorio. Un aspetto che, in questi anni, non è stato affatto considerato».

In che modo? Per il Pd si deve «rivedere tutta la strategia delle politiche ospedaliere e l’integrazione con sistemi ospedalieri delle regioni vicine, per migliorare le prestazioni di eccellenza e liberare quelle di sistema». Una parte della spesa della sanità, settore «industriale» che assorbe grossi investimenti, «deve essere riposizionata per gestire l’ordinario da un lato, e investire, dall’altro lato, su tecnologia, innovazione e organizzazione delle risorse umane, prevenzione, servizi e cura del territorio».

Un programma che, a detta del Pd, porterebbe a risparmiare 200 milioni all’anno. «I nostri riferimenti sono alcune regioni che hanno attuato già questo riassetto traendo un notevole risparmio», aggiunge D’Amico, «e sono Friuli e Umbria prima di tutto». Cambierà anche il rapporto con la sanità privata, nell’ottica di evitare doppioni e sovrapposizioni di servizi, ma puntando sull’integrazione e la complementarietà. Insomma, si dovrà stabilire attentamente cosa compreranno le Asl dal privato, in sostanza «le specialità che non possiede». «Il piano operativo della sanità predisposto da Chiodi e Baraldi per il 2011 e 2012 – si legge nel documento – è già superato dalla reale evoluzione del quadro economico e finanziario».

Di qui l’elaborazione di un modello sanitario «capace di coniugare l’attenzione alla comunità (e sviluppo della medicina del territorio) e la prossimità e accessibilità dei servizi per la salute, con l’investimento economico». Il Pd intende ricominciare proprio da dove il lavoro è stato interrotto con la vicenda giudiziaria che ha portato, nel 2008, all’arresto e alle dimissioni del governatore Ottaviano Del Turco.

Si riparte, dunque, «dai dispositivi normativi e dalla scelte di programmazione regionale del biennio 2006-2008, che hanno fatto compiere grandi passi in avanti nel processo di riforma e risanamento», si legge ancora dell’ultima stesura del documento. Partendo dal presupposto che «nel Piano operativo Chiodi-Baraldi ci si limita ad applicare un taglio lineare di posti letto e servizi», il Partito democratico intende «contrapporre un progetto che si basi sul modello delle ‘reti integrate’, con la valorizzazione delle professionalità e il potenziamento dell’assistenza integrata».

Tra gli aspetti su cui il Pd intende fare leva, c’è il monitoraggio costante dei flussi di spesa e la mobilità dei pazienti riconducendo la sanità in pareggio. Poi, la trasformazione di uno o più piccoli ospedali in strutture ospedaliere specializzate; realizzare da subito le Case della Salute (vecchio cavallo di battaglia del Pd nazionale), una in ogni area distrettuale; la partecipazione diretta nella gestione della sanità anche dei medici di medicina generale; la riorganizzazione del sistema di emergenza in pre-ospedaliero e ospedaliero, in modo da ridurre i tempi di intervento.