
L’artigianato abruzzese registra una drastica battuta d’arresto e torna ai livelli di 10 anni fa: le imprese artigiane registrate, infatti, alla fine del 2012 erano 34.909, cioé quasi le stesse del 2004 (34.761). A lanciare l’allarme sono il presidente e il direttore della Cna regionale, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo, che hanno illustrato le cifre elaborate dal ricercatore Aldo Ronci su dati Infocamere.
A pesare sono soprattutto gli ultimi anni di stasi: nel 2012, infatti, non solo le iscrizioni sono state largamente inferiori all’anno precedente (2.331 contro 2.557), ma anche le cancellazioni sono state nettamente superiori al 2011 (3.156 contro 2.791). Un saldo negativo pari a -825 unità che ha oscurato anche i dati, sempre negativi, del 2011 (-234) e del 2009 (-216).
In questo contesto l’Abruzzo, con una flessione del 2,28 per cento, è una delle ultime d’Italia, preceduta solo dalla Sardegna.
A livello provinciale soffrono particolarmente l’Aquilano (-274; -3,33%) e il Teramano (-270; -2,82%). Flessioni meno marcate, invece, nel Pescarese (-136; -1,65) e nel Chietino (-145; -1,42%).
Per quanto riguarda i settori, si registra un vero e proprio crollo in quello delle costruzioni (-443 unità), con la provincia dell’Aquila al secondo posto per numeri negativi, nonostante il processo di ricostruzione, che «resta ancora largamente virtuale».
«Il mondo dei piccoli vive uno stato di grande sofferenza e dati come il mancato avvio della ricostruzione del cratere sismico finiscono per accentuare la crisi dell’artigianato, generando frustrazione e senso di smarrimento», ha commentato Lupo.
«Alla politica che si avvia alle elezioni – ha affermato invece Di Costanzo – chiediamo di inserire al primo posto della propria agenda quelle misure che possono rappresentare un contrasto all’attuale deriva».