
di Roberta Galeotti
L’antico borgo di Castelli, patria storica abruzzese dell’arte ceramica, ha affascinato e attratto una comunità buddista per la realizzazione di un centro polivalente. Sette ettari di terreno agricolo da trasformare in edificabile per la costruzione di due villette da 400 metri quadrati, un immobile polivalente su 5 ettari e la ristrutturazione di un rudere già esistente.
La diatriba è cominciata quando il sindaco del paese, Enzo De Rosa, ha manifestato l’intenzione di revocare la variante urbanistica con cui sono state concesse, dall’amministrazione uscente, le prime autorizzazioni per la realizzazione dei primi interventi alla fondazione Avalokita, che rappresenta gli interessi di una comunità di buddisti.
La scelta del sindaco, dettata da ragioni tecniche e amministrative ineccepibili, è stata etichettata dalla stampa locale dapprima e dalla stampa nazionale poi, come “discriminatoria nei confronti della comunità”. La questione appare molto più complessa di quanto possa sembrare.
Il sindaco di Castelli, puntualizza con fermezza che «nè l’amministrazione comunale nè il sindaco abbiano mai negato per orientamenti religiosi una licenza a costruire.
Invero la giunta comunale che presiedo non ha posto alcun ostacolo al rilascio della seconda licenza, relativa alla realizzazione dei due fabbricati per circa 400 mq, dopo che la giunta precedente aveva già rilasciato la prima licenza che permetteva la ristrutturazione del rudere esistente. Questa disponibilità ha permesso al Commissario ad acta, nominato dalla Provincia, di procedere anche al rilascio della seconda licenza. Tuttavia, il provvedimento che abbiamo emesso fissava una motivata e momentanea sospensione perché nella procedura adottata dalla passata amministrazione comunale s’intravedevano passaggi dubbi, oscuri e non in linea con i parametri fissati dalle leggi di riferimento.»
Per il cambio di destinazione dei sette ettari, richiesto dalla comunità buddista, il primo cittadino di Castelli, ha ritenuto che «la variante adottata dalla passata amministrazione fosse priva di giustificazione ed anche incoerente con i criteri tecnico-urbanistici e i principi ispiratori del piano regolatoregenerale. La variante al Prg, inoltre, risultava gravemente pregiudizievole per i cittadini di Castelli e lesiva degli interessi finanziari del comune, il quale non veniva risarcito del controvalore relativo al vantaggio concesso.»
Tuttavia, a smentita delle accuse rivolte alla sua persona, afferma lo stesso De Rosa, «non essendovi, particolari elementi di contrasto, ancor meno di discriminazione religiosa nei confronti della comunità, cercherò di trovare una soluzione ottimale al fine di dipanare l’intera vicenda».