
Suggerimenti per il restauro della basilica di Collemaggio. Ad elaborarli e farli pervenire alla direzione regionale dei Beni culturali e alla soprintendenza è stata la scrittrice aquilana Maria Grazia Lopardi, esperta della storia e dei simboli della più celebre struttura sacra aquilana, duramente colpita dal sisma del 6 aprile 2009.
«Chi ha assistito alla proiezione di luce solare dal rosone centrale in direzione dell’altare nel giorno dell’Assunta, il 15 agosto, avrà notato che questa raggiunge la sommità del finestrone gotico dell’abside» spiega Maria Grazia Lopardi, sottolineando che «il crollo della cupola e dell’arco settecentesco a tutto sesto sostenuto dai due pilastri polilobati, ha determinato un perfezionamento del gioco solare mai osservato prima del 6 aprile del 2009 in quanto “bloccato” dall’intervento barocco che l’architetto Moretti non era riuscito a terminare durante i restauri del 1972».
«Si osservi dalle foto – aggiunge – come la proiezione di luce dal rosone centrale fino al 2009 al tramonto veniva bloccata su parte dell’arco a tutto sesto, si trasformi nel disegno del rosone un istante dopo l’oscurità.
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Con il crollo dell’arco a tutto sesto il gioco solare è ben visibile (le successive immagini ne seguono la sequenza), disturbato solo da un tirante della struttura di messa in sicurezza della basilica. Nel giorno dell’Assunta, in cui Maria ascende al cielo e viene incoronata dal figlio che si è definito “luce del mondo”, sembra apparire la sagoma della Vergine con il capo irradiante di luce.
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La deduzione logica di tale osservazione è che l’arco a tutto sesto della navata centrale, costruito dopo i crolli che seguono i forti terremoti del 1639 e 1654, sia stato realizzato in sostituzione di un preesistente arco ogivale. L’arco ogivale originario quindi si inserirebbe perfettamente nel gioco solare tra rosone centrale e l’abside gotica lasciando spazio allo spettacolare fenomeno luminoso.
Dunque l’arco da realizzare nella riedificazione dei pilastri che lo sostengono sarà verosimilmenteogivale e non a tutto sesto conformemente ad una preesistente probabile conformazione dello stesso. Non si tratterebbe quindi di falso storico, ma casomai di un ripristino del tutto logico in un contesto architettonico dove l’intero edificio presenta evidenti caratteristiche medioevali decontestualizzate successivamente al XVII».
«Ai piedi del pilastro destro crollato – aggiunge la scrittrice – vi è un simbolo con 7 cerchi inseriti in una sviluppo spiraleggiante.
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Prima dell’intervento degli anni ’70 i soli cerchi erano disposti in fila a fianco della base quadrata del pilastro e il signor Miocchi, memoria storica dei lavori effettuati all’epoca,in una intervista rilasciata alla sottoscritta e all’architetto Giannandrea Capecchi di Prato, ha riferito che le altre pietre erano state rinvenute sotto il pavimento tanto che gli era stato possibile ricostruite l’intera figura come se fosse stata un puzzle. A conferma dell’esattezza della ricostruzione l’architetto Capecchi, incuriosito dalla particolarità che alcune pietre presentavano delle linee in apparenza ingiustificate ed altre erano curiosamente complesse, ha realizzato uno sviluppo geometrico del disegno unendo i centri dei cerchi e tracciando linee nelle direttive delle linee di fuga tra le pietre o di quelle incise senza apparente motivo. Ne è scaturita una geometria che riconduceva direttamente al “tetracordo di Filolao”, famoso pitagorico, indicante i rapporti di ottava, quarta e quinta musicale come evidenziato nel nostro testo “Notre Dame di Collemaggio” edito in prima edizione nel 2004 dal Ternario e in seconda nel 2009 da Arkeios.
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Nella tradizione pitagorica, entrata nel Cristianesimo con Sant’Agostino e Boezio, gli armonici naturali sono espressione del suono che ha dato forma al creato. La figura serpentina ragionevolmente rappresenta il candelabro a 7 bracci della tradizione ebraica con il medesimo simbolismo di espressione della musica ordinatrice del cosmo. Dunque è importante che il simbolo- che è stato seriamente danneggiato dal sisma- venga ricostruito nei minimi particolari come era prima del terremoto».
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«Secondo una ipotesi molto verosimile dell’architetto Capecchi, avvalorata da uno studio approfondito delle geometrie presenti nella basilica – spiega Maria Grazia Lopardi – il candelabro non si trovava alla base del pilastro, ma al di sopra dei cerchi del labirinto come appare nelle immagini. Lo sviluppo geometrico dei rapporti musicali delimita i cerchi del labirinto conformemente ai miti della creazione che individuano nel suono/parola/canto l’elemento che “informa” il creato trasformando il caos in ordine».
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«Nel rimandare allo studio dell’architetto Capecchi (Sacra Geometria ed. La Feltrinelli/www.ilmiolibro.it) per maggiori dettagli – conclude la Lopardi nella sua lettera dalla direzione regionale dei Beni culturali – la proposta è di valutare l’opportunità di spostare il simbolo dall’anomala posizione collocandolo al centro della navata come suggerito dall’architetto di Prato».
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