
«Leggendo la comunicazione del Santo Padre sono rimasto felicemente sorpreso per la lucidità e per la sapienza con cui ha preso questa decisione. Sono certo che le dimissioni siano state annunciate per il bene della comunità ecclesiale». Lo afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne e presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana (Ceam), monsignor Tommaso Valentinetti. Sottolineando di avere «un grande rispetto per la decisione del Papa», l’arcivescovo parla, inoltre, di «un momento indubbiamente complesso per la vita della Chiesa, in quanto si tratta di eleggere un nuovo Pontefice con tutte le attese che comporta sempre una nuova elezione del successore di Pietro».
Sul futuro di Benedetto XVI Monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Lavoro e sociale della Cei ha confermato oggi che: «Pare che resti in Vaticano e dimorerà in un convento di clausura. Andrà adesso alcuni giorni a Castelgandolofo e poi andrà lì. Certamente sarà scelto un Papa giovane, adesso sì. Il messaggio è chiaro – dice Bregantini – bisogna scegliere un Papa che prende in mano la situazione, come Wojtyla che aveva 58 anni. Anche lui arrivò dopo un evento scioccante come la morte improvvisa del suo predecessore». L’arcivescovo Giancarlo Bregatini ha ricordato il suo ultimo incontro con il Papa, appena un mese fa: «Ci aveva detto “Non ce la faccio”, aveva lasciato intendere che c’era qualcosa, che non stava tanto bene. Come avrà sofferto anche Benedetto XVI nel dare questo annuncio – prosegue l’arcivescovo di Campobasso – un annuncio tra l’altro fatto in latino, un grandissimo gesto anche questo, per parlare a tutto il mondo», ha chiuso Bregantini.
«E’ stato un gesto di Santità. Roba da lacrime». Poi evidenzia grandi similitudini tra questa decisione e il gran rifiuto del Papa molisano, Celestino V. «La lettura da dare è quella che Paolo VI ha dato commentando il gesto di Celestino. Paolo VI rovescia la frase negativa di Dante. Disse infatti che per virtude fece il gran rifiuto. Non per viltade!», dice Bregantini. E prosegue poi evidenziando altri legami: «Celestino è diventato Papa nel luglio del 1294, poi ha capito che le cose erano complicate, che non ce la faceva, che non aveva l’esperienza sufficiente, e che ci voleva un altro Pontefice alla guida. E ha dato le dimissioni dopo aver maturato questa decisione un po’ alla volta, probabilmente con grandi pianti interiori». Bregantini sottolinea poi che Ratzinger è stato un Papa di grande lungimiranza perché «ha sanato tanti problemi, ha risolto molte difficoltà relazionali, ed è stato amato dalla gente: il mercoledì c’era più gente alle sue udienze rispetto a quelle di Giovanni Paolo II, quindi non è vero che la gente non gli voleva bene, anche perché all’inizio si è posto con grande dignità e rispetto nei confronti del suo predecessore. Per cui è stata una figura eccezionale. E ancora più grande appare adesso, dopo questo gesto».
«E’ una decisione che lascia attoniti, sicuramente dispiaciuti, per la figura, per la persona, per quanto Sua Santità Benedetto XVI ha rappresentato per il mondo cattolico in questi anni di Papato in un contesto storico tutt’altro che privo di difficoltà». Così il presidente della Confederazione produttori agricoli-Copagri, Franco Verrascina. «Una scelta che va rispettata – aggiunge Verrascina – e che dovrebbe essere d’esempio anche fuori dalla Chiesa, per chiunque rivesta incarichi di guida nella nostra società. Non escluderei che il Papa abbia voluto chiudere il suo Pontificato con un segnale forte in tal senso».
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