
«Sto pensando ad un manifesto da affiggere a Pescara: [i]E’ finita la ricreazione. . .[/i]».
E’ un sorridente Luciano D’Alfonso quello che il giorno dopo la sentenza di assoluzione a quattro anni di distanza dal suo arresto riprende a vivere e a parlare non tanto come un normale cittadino, ma come un soggetto politico nel pieno della legittimità.
D’Alfonso candidato alle prossime regionali? Quanto al guanto di sfida che ieri Gianni Chiodi ha lanciato al suo ipotetico avversario nel 2014, l’ex sindaco di Pescara non ha avuto nessun dubbio: «Penso che l’Abruzzo meriti una competizione al più alto livello – chiarisce aderendo all’invito fatto dal Governatore – Una giusta competizione la auguro all’Abruzzo, perché in campo devono scendere idee, visioni importanti. Io per conto mio lavorerò da ‘falegname’ importante per ragionare sul programma».
«L’Abruzzo deve ricostruire la sua identità regionale, la nostra è una terra che va ricongiunta alle sue esperienze collettive positive: in questo caso per esempio sto studiando la lezione della Brigata Maiella, cioé quando gli abruzzesi animati da un comune progetto hanno dimostrato che non è vero che una piccola regione sia condannata ad avere una piccola funzione». Luciano D’Alfonso cita la straordinaria esperienza dei patrioti partigiani che nel 1943 da volontari risalirono la penisola al fianco degli alleati per liberare l’Italia dal nazifascismo. Un libro che rievoca le gesta della Brigata Maiella nata a Casoli il 5 dicembre ’43 campeggia sul suo tavolo di lavoro insieme ad altri che raccontano la storia d’Abruzzo e infatti D’Alfonso continua dicendo che pensa «alla Brigata Maiella perché è l’evento storico più vicino e positivo a noi nel senso di grande momento collettivo». «Poi penso al Fucino, l’economia illuminata del teramano, il popolo della Sangro chimica, il movimento Jammé mò di Sulmona, Celestino V… il terremoto all’Aquila. Insomma sintesi, programma, qualità. Bisogna unificare l’Abruzzo perché non si sia soli in Europa, e pensare ad una alleanza naturale con Molise e Marche». Quattro anni fuori dalla politica, lui dice espressamente “50 mesi”, ma anni anche di studio ‘forzato’. «Faccio un esempio: se si parla del porto di Pescara non si può non iniziare da fiume Aterno-Pescara – recita l’ex sindaco di Pescara -. A me non è mancato il potere in sé, ma come funzione formale per trasformare le idee in fatti. E se un potere mi verrà ridato spero di costruire nuove idee di città, ricostruire quei diritti che oggi non hanno cittadinanza. rivedere il Patto di stabilità. Fiscal compact? Un conto è la spesa corrente, un altro quella per le infrastrutture: lì il pareggio di bilancio non può esistere», chiude D’Alfonso.
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