Sisma Gran Sasso e Sora, parola alla storia

18 febbraio 2013 | 12:03
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Sisma Gran Sasso e Sora, parola alla storia

«Guardando la sismicità che ha interessato la regione dal 1981 a oggi, si nota che l’area attivata in queste ultime ore è molto vicina a quella che è stata interessata dalla sequenza sismica del 2009 a L’Aquila». Questa l’analisi dell’Istituto nazionale di vulcanologia e geofisica in merito alla scossa di magnitudo locale 3.7 che la notte tra sabato e domenica scorsi ha interessato il distretto sismico del Gran Sasso.

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«Dopo il terremoto del 6 aprile – si legge in una nota diffusa attraverso il portale INGVterremoti – oltre alle numerosissime repliche che interessarono l’area aquilana, si attivarono diversi settori dell’Appennino laziale-abruzzese, dal reatino al frusinate. Anche la zona del Lago di Campotosto e del Gran Sasso furono sede di attività sismica nei mesi successivi al terremoto del 2009».

«Nel passato più remoto – prosegue la nota – quest’area è stata teatro di terremoti piuttosto forti, anche se con magnitudo minore di 6. Tra questi si possono ricordare i terremoti del 5 settembre 1950 di magnitudo Mw 5.7 e quello dell’8 agosto 1951 di magnitudo Mw 5.1, tutti raccolti nel catalogo parametrico dei terremoti italiani e rappresentati nella mappa dei terremoti storici. Quest’area in passato ha subìto danni anche per terremoti molto forti avvenuti nelle regioni limitrofe, come quello del 27 novembre 1461 di magnitudo stimata 6.4 e del 2 febbraio 1703 di magnitudo stimata 6.7».

«In base alla mappa di pericolosità del territorio nazionale – conclude la nota – l’evento ricade in un’area dove l’accelerazione massima attesa è compresa tra 0.27 e 0.30 g, e si riferisce a suoli rigidi con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni».

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In merito al terremoto che la medesima notte ha colpito la provincia di Frosinone l’istituto nazionale di vulcanologia e geofisica fa presente che «l’area intorno a Sora in cui è avvenuto il terremoto di magnitudo magnitudo locale 4.8 nella notte del 16 febbraio 2013 è classificata ad alta pericolosità sismica» e che «questo terremoto è uno dei più forti terremoti avvenuti a Sora negli ultimi trent’anni come si può vedere dalla mappa dei terremoti dal 1981 a oggi».

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«Le due stelle – prosegue la nota – rappresentano gli eventi sismici avvenuti nell’Appennino abruzzese nel 1984, il 7 maggio, di magnitudo Mw 5.9, e l’11 maggio, di magnitudo Mw 5.5. Come per questi ultimi terremoti, anche quello del 16 febbraio 2013 ha avuto un meccanismo estensionale, ossia su faglie distensive (o normali) orientate parallelamente alla catena e alle vallate appenniniche. Questi terremoti sono proprio il risultato del processo di estensione o stiramento dell’Appennino in senso nordest-sudovest».

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«Nel passato più remoto – prosegue la nota – quest’area è stata colpita da terremoti molto forti, tra i quali vanno ricordati quelli del 24 luglio 1654 di magnitudo stimata 6.3 (Frusinate), del 9 settembre 1349 di magnitudo 6.6 (Lazio meridionale-Molise) e del 13 gennaio 1915 di magnitudo 7.0 (Avezzano e Marsica), come si legge nel catalogo parametrico dei terremoti italiani e rappresentati nella mappa dei terremoti storici».

«Quest’area – si legge ancora nella nota – ha subito danni anche per i terremoti del 1688 di magnitudo stimata 7.0 (Sannio) e 1456 di magnitudo 7.2 (Molise) di cui però non è nota la localizzazione precisa delle faglie che lo hanno generato».

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«L’area dove è avvenuto il terremoto del 16 febbraio 2013 – continua la nota pubblicata sul portale IngvTerremoti – è caratterizzata da una notevole attività sismica e non sono solo i forti terremoti prima descritti che possono provocare danni, ma anche i terremoti di entità inferiore. La storia sismica di Sora racconta, infatti, che la città ha subito danni molto frequentemente negli ultimi 500 anni, anche per terremoti di magnitudo modesta.

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Sono 4 gli eventi sismici che hanno prodotto effetti di danneggiamento a Sora superiori o uguali al grado VIII della scala Mercalli (MCS), come evidenziato dalla storia sismica della città dall’anno 1000 in poi. Ricordiamo che nella scala Mercalli Mcs, il grado VI identifica l’inizio del danneggiamento».

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