Facebook: cambiano le faccine

23 febbraio 2013 | 10:13
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Facebook: cambiano le faccine

È assodato che le numerose chat, che ogni giorno, si aprono e si chiudono per la rete, a colpi di :)e di :(, fanno impazzire la cosiddetta setta dei Facebookkiani. Eppure tra qualche tempo, anche questa moda multimediale cambierà, è proprio il caso di dirlo, ‘volto’.

Matt Jones, un curriculum prestigioso e collaborazioni con l’azienda di animazione, è stato incaricato dal social network per definire le emoticon del futuro. Siamo di fronte ad un passo epico: si sta per ridisegnare il volto della comunicatività.

L’artista può vantare un ruolo importante come illustratore per la Pixar, l’azienda di grafica tridimensionale che collaborò anche con il Re della tecnologia, Steve Jobs. La collaborazione tra Facebook e Jones comunque non coinvolge l’azienda di animazione, ma la certezza per il team di Facebook di avere un asso cartoon nella manica è evidente.

Il linguaggio dello smile, è utilizzatissimo e mai banale: ottimi esempi sono nei vari pack di icone disponibili per smartphone e computer, ma le intenzioni di Facebook sono più globali: «Le icone – dice Jones – che si vedono in giro per Facebook sono piuttosto blande».

Negli ultimi tempi il lavoro di Jones ha riguardato lo studio delle espressioni umane per un nuovo film diretto dal regista di Monsters, Inc. e Up! che vedrà la luce solo nel 2015 e per ora non ha nemmeno un titolo, ma solo una abbozzata ambientazione: la mente umana di una ragazzina tutto pepe.

Jones ha lavorato insieme a Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, utilizzando come riferimento anche il libro di Darwin sulle espressioni del volto nel mondo animale e nell’uomo, scritto successivamente all’Origine della specie, in cui si individuano somiglianze tra l’espressività degli animali e dell’uomo. 

Secondo Keltner, che ha commissionato a Jones dei bozzetti su alcune espressioni di base come stupore, gratitudine, colpa, sollievo e il prodotto dell’artista è risultato di grande spessore: una parte importante sarà il colore, cercando di andare oltre il classico giallo delle più solite emoctions.

Eppure il blu Facebook, per esempio, potrebbe dare sensazioni di asetticità alle faccine. Senza considerare che, utilizzando altri colori, potrebbero nascere delle implicazioni razziali. 

Ruolo da protagonista anche per la tridimensionalità: è implicita in ciò, l’idea di andare oltre i comuni sorrisi ingessati e rendere le icone dei veri e propri ‘esseri viventi’, per dirla con lo stesso Jones.

Lunga vita ai cartoon, allora, che comunicano un mondo un po’ meno ‘normale’, in grado di essere apprezzato anche dai più cinici e abitudinari economisti. (g.c.)