
di Marianna Gianforte
«Rivoltati come un calzino». Così dice il presidente del Formez Carlo Flamment, riferendosi ai 300 vincitori del concorsone per la ricostruzione dell’Aquila, giovani e bravi, perché hanno superato prove difficilissime e sottoposte a diverse commissioni. Sono un po’ come i suoi “figli” i vincitori del concorsone. E, infatti, ieri ha Flamment ha seguito tutte le operazioni di assegnazione dei posti in cui i giovani dovranno andare a lavorare: agli uffici per la ricostruzione, ai posti “ministeriali”, in Provincia, Regione, Comune. Ultimo atto di questo concorso che il Formez è chiamato a seguire. Da ora subentrano le amministrazioni.
Al fianco di Flamment c’è Alfonso Celotto, capo di gabinetto del ministro Fabrizio Barca, il grande “fautore” di questo concorso. Cosa significa questo concorso per l’Italia e per l’Abruzzo? Flamment, rilassato sulla poltrona della sala rossa dell’auditorium del parco del Castello, e Celotto, che intanto s’intrattiene il sindaco Massimo Cialente ancora choccato per le elezioni, lo spiegano al Capoluogo.
Flamment, cosa significa per lei questo concorso? «Questa esperienza è stata molto positiva, la porterò a esempio in altre realtà. Positiva per come i ragazzi si sono preparati e hanno saputo affrontare le prove, compresi i 1700 che sono risultati idonei. Diamo un messaggio positivo, e cioè che è possibile vincere un concorso con la forza della propria preparazione, e non contando su raccomandazioni. Hanno vinto giovani soprattutto del Meridione, il 60% dei vincitori sono state donne. Questo dimostra che se ci credono hanno la possibilità d’invertire una tendenza».
Cosa succederà adesso? «Adesso la palla passa a Comune, con la consegna delle graduatorie il Formez ha terminato il suo ruolo. Le amministrazioni dovranno assegnare i posti e mettere a punto i contratti. Certo, il fatto che i pluripremiati devono scegliere tra più destinazioni, può allungare il tempo dell’assunzione. Ora consegniamo alle amministrazioni gli elenchi dei vincitori e le sue opzioni, ma i 65 ragazzi che occupano 160 posti devono scegliere in modo univoco e veloce».
Per Celotto il concorso è stato una scelta strategica fatta dal ministro Fabrizio Barca. «Se non fosse stato completato, adesso forse la ricostruzione sarebbe stata a rischio».
Dottor Celotto, lo scenario politico che si delinea dopo le elezioni può mettere a rischio la ricostruzione dell’Aquila? Lo scenario politico è sicuramente confuso. Bisognerà capire come sarà la maggioranza. Ma bisogna dire che all’Aquila il ministro Barca è stato lungimirante. Questo governo ha il merito di aver creato una macchina ordinaria. La ricostruzione dell’Aquila la devono fare gli enti locali affiancati pro-tempore dagli uffici speciali finché servirà. Questo significa che il governo centrale deve dare supporto e coordinamento, ma ce n’è sempre meno bisogno. È chiaro che serviranno ulteriori fondi, ma non è segno preoccupante per la ricostruzione aquilana, perché è ormai avviata. Sono rimasto impressionato quando sono tornato all’Aquila. Io sono arrivato un anno fa, la città è cambiata. Due cose nuove vedo: le gru e un filo in più di ottimismo e speranze».
Possiamo, dunque, sperare che la ricostruzione anche con il cambio di governo non avrà intoppi? «Certamente sarà così. Il bicchiere è sempre mezzo pieno. Questo è il momento dell’ottimismo. In 6 mesi abbiamo messo a punto un concorso enorme che ha coinvolto 17mila persone. Rispetto a tante emergenze in Italia, L’Aquila è “meno emergenza”, perché ha delle strutture su cui contare. Ipotizziamo che il concorso non era concluso e la drammaticità del debito pubblico ci impediva di portare a termine il concorso. Oggi è chiuso, ormai la macchina c’è, gli uffici specialisti si stanno costituendo, il Comune, la Provincia, la Regione saranno rafforzati da questo personale. Ci vuole soltanto tempo e pazienza. Abbiamo visto che per le 4 grandi ricostruzioni d’Italia ci sono voluti 10 anni: in Belice, Irpinia, Friuli e Marche».
La rivedremo con il ministro Barca all’Aquila? «Certo, parteciperemo al corteo per l’anniversario del sisma la notte del 6 aprile».