
Viaggia ancora, dopo essere
arrivato da Pescara, il processo per corruzione nei confronti
del deputato teramano Paolo Tancredi (Pdl).
Finiscono infatti
sul tavolo della magistratura romana, competente per territorio
– come richiesto dalla difesa del parlamentare – gli atti
relativi alla posizione dell’ex senatore e neo-deputato
nell’ambito dell’inchiesta denominata Rifiutopoli.
Lo ha deciso questa mattina il giudice per le indagini
preliminari Giovanni de Rensis, nell’udienza per il rinvio a
giudizio dello stesso Tancredi e di altri 5 indagati, coinvolti
nello stralcio del troncone principale dell’indagine pescarese.
L’accusa di corruzione deriva dal presunto versamento di un
assegno di 20mila euro quale contributo elettorale da parte
dell’imprenditore dei rifiuti Rodolfo Di Zio a Tancredi:
quest’ultimo ha sempre sostenuto che si trattava di un
contributo intestato a Forza Italia nazionale, sul conto
corrente del partito, incassato appunto a Roma. Tancredi venne coinvolto nell’inchiesta-madre della procura
di Pescara perché un suo intervento sarebbe servito per
sbloccare l’iter della realizzazione di un inceneritore di
rifiuti nel Teramano che avrebbe dovuto gestire Di Zio.
L’inchiesta pescarese portò all’arresto dell’ex assessore
regionale alla sanità Lanfranco Venturoni: la posizione di
Tancredi e degli altri cinque fu stralciata e passata per
competenza a Teramo.
[url”Torna alla Home Cronaca”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=206[/url]