
Il complesso tema della sicurezza urbana racchiude fenomeni e problemi molto diversi. Chiama in causa la sicurezza individuale e quella collettiva, la delittuosità e la sicurezza percepita, la fiducia reciproca tra i cittadini e il ruolo dei media e della politica, la sicurezza civile e quella sociale nelle loro interazioni. Al livello locale – sebbene interessato da trend globali poco o per nulla governabili – viene riconosciuto un ruolo peculiare e di rilievo nel processo di costruzione sociale della sicurezza.
E’ possibile identificare tre diverse dimensioni della insicurezza urbana:
a) l’insicurezza civile riguarda il contrasto alla criminalità e la tutela dell’ordine pubblico. Le risposte, in questo caso, sono soprattutto attese dallo Stato centrale, attraverso le forze di polizia e l’amministrazione della giustizia, per quanto riguarda la punibilità e la certezza della pena, problema, questo, particolarmente avvertito dai cittadini italiani[12]. In questo ambito si colloca la questione dei reati predatori. Come testimoniato da molti studi sulla vittimizzazione, questo tipo di reati ha un impatto profondo sul senso di insicurezza personale, anche a lungo termine;
b) il disordine urbano ha a che vedere con le cosiddette incivilities. Inciviltà fisiche che deturpano l’ambiente urbano (graffiti, atti vandalici,..) o inciviltà comportamentali (atteggiamenti offensivi o molesti,..). Secondo la nota teoria delle “finestre rotte”, quando in un quartiere si lasciano accumulare segni di disordine sociale e fisico e si indeboliscono i meccanismi di controllo informale, aumenta la delinquenza, crolla il mercato immobiliare, chi può va a vivere altrove, alimentando ulteriormente l’abbandono e il disordine.
Il degrado diviene contagioso. Questa teoria ha avuto il valore di mettere in evidenza l’importanza della prevenzione territoriale, intesa come cura degli spazi urbani e rispetto delle regole minute del vivere quotidiano. Uno spazio in cui le amministrazioni e le comunità locali possono giocare un ruolo determinante;
c) lo stress culturale fa riferimento alla insicurezza prodotta dai rapidi cambiamenti nella morfologia sociale e demografica delle città, (basti pensare alle modificazioni portate dall’immigrazione alla fisionomia di interi quartieri) che possono essere all’origine di manifestazioni di insofferenza nei confronti delle diversità.
E’ noto, infatti, come la percezione di sicurezza sia fortemente legata alle abitudini e alla prevedibilità delle routine quotidiane, nel proprio ambiente di vita.
I cambiamenti repentini di contesto possono provocare ansia e disorientamento. Da qui il nascere di condizioni di stress culturale, per la messa in discussione dell’appartenenza ad uno spazio urbano che all’improvviso non è più vissuto come proprio.
Si rileva pertanto la necessità di una politica territoriale volta non solo a garantire il rispetto di regole comuni, ma anche a ricomporre le distanze, rafforzare il capitale sociale, promuovere occasioni per tessere nuove reti di cittadinanza, vero antidoto a questo genere di insicurezza.