Papabili: favoriti e outsider per il Soglio di Pietro

5 marzo 2013 | 19:22
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Papabili: favoriti e outsider per il Soglio di Pietro

Il gruppo di testa

Il prefetto dei vescovi Marc Ouellet, 68 anni, religioso sulpiziano di origine canadese, l’arcivescovo di Milano e insigne teologo Angelo Scola, 71 anni, e l’arcivescovo di San Paolo Odilo Scherer, 63 anni e una lunga militanza nella Curia Romana, sono i cardinali considerati favoriti per la successione a Benedetto XVI. Ma nessuno di loro può ancora contare sui 78 voti necessari, pari ai 2/3 dei 116 porporati attesi a Roma per il Conclave. Ecco perchè sono certamente da considerare anche le candidature di Gianfranco Ravasi, 69 anni, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, Angelo Bagnasco, 70 anni, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Peter Erdo, 61 anni, primate d’Ungheria e presidente dei vescovi europei. Tre outsider infine sembrano catalizzare l’affetto del popolo cattolico cosi’ come si esprime ad esempio su Internet, il cappuccino americano Sean O’Malley, 68 anni, arcivescovo di Boston, il domenicano austriaco Cristopher Schoenborn, 67 anni, e il giovane cardinale di Manila, Luis Antonio Tagle, 55 anni. Per questi ultimi tre potrebbe valere la sentenza cattolica “Vox populi vox Dei”, mentre se si cercano segni della predilezione di Bendetto XVI occorre ammettere che a riceverli sono stati Angelo Scola, promoso arcivescovo di Milano da patriarca di Venezia, Gianfranco Ravasi, che appena la scorsa settimana ha predicato gli Esercizi Spirituali alla Curia proprio come aveva fatto Karol Wojtyla su incarico di Paolo VI.

Gli italiani e i curiali “contro” il resto del mondo

Tra i 51 paesi che saranno rappresentati nel Conclave, l’Italia e’ quello che con i suoi 29 elettori ha teoricamente piu’ possibilità di esprimere il futuro Papa. Anche se, ovviamente, i suoi voti da soli non basteranno. In realtà, per raggiungere iin questi giorni, non basterebbe nemmeno una confluenza dell’intero gruppo europeo, che conta un totale di 61 elettori. Lo stesso ragionamento vale per la Curia Romana che conta ben 38 elettori, tra capi dicastero in carica ed emeriti non ancora ultraottantenni, come il cardinale Giovanni Battista Re al quale toccherà l’onore di presiedere il Conclave essendo il piu’ anziano tra i cardinali vescovi. In sostanza il blocco dei curiali e’ in grado di non far eleggere un Papa non gradito ma non di imporre un suo eventuale candidato, senza la confluenza di altri in numero di poco superiore alla propria consistenza: 40 voti. E non basterebbe un ipotetico accordo tra curiali e italiani, anche perche’ l’apporto in piu’ sarebbe minimo: dei 28 italiani ben 20 sono già compresi tra i curiali. In realtà però non e’ molto probabile che questi gruppi consistenti siano anche molto coesi. Tra i curiali e’ difficile immaginare che realmente ci sia un accordo tra i fedelissimi dell’85enne decano del Sacro Collegio Angelo Sodano e quelli del camerlego, il segretario di Stato appena decaduto, Tarcisio Bertone, che per tutti questi anni si sono sempre contrapposti, contribuendo cosi’ non poco alla situazione di tensione che ha caratterizzato la Curia Romana fino alle dimissioni del Papa.

Non solo, mentre i residenziali italiani (Poletto, Bagnasco, Scola, Tettamanzi, Caffarra, Betori, Vallini, Sepe e Romeo) alla fine potrebbero convergere su Scola o Bagnasco, non si puo’ ipotizzare che porporati chiamati da Papa Ratzinger in Curia (come Ravasi, Braz d’Aviz e Cannizares) accettino di convergere su personaggi troppo legati all’antica gestione (certo meno attenta al tema degli abusi sessuali) come il cardinale Leonardo Sandri, che e’ stato il sostituto di Sodano dopo aver fatto il nunzio in Messico ai tempi in cui il fondatore dei Legionari Marcial Maciel era intoccabile.

I possibili candidati in grado di raccogliere voti in Curia e fuori sono invece il porporato canadese Marc Ouellet, già arcivescovo di Quebec e oggi prefetto per i vescovi, che molti danno per favorito anche perche’ ha fatto parte di Comunione e Liberazione (come anche Scola) e l’arcivescovo di San Paolo del Brasile Odilo Sherer, in passato officiale della Congregazione dei vescovi e che quindi puo’ contare su solidi rapporti in Curia, anche se la sua esperienza di pastore di una grande diocesi non e’ troppo felice, stando almeno all’opinione di altri porporati brasiliani.

Il fattore dell’età e il “Papato a termine”

Ora che la drammatica rinuncia di Benedetto XVI si e’ consumata, la possibilità finora solo teorica di un “Papato a termine” diventa di fatto uno degli elementi che piu’ influiranno sul Conclave. Comunque la pensino i cardinali sull’opportunità che il successore di Benedetto XVI muoia o meno ancora Papa, l’ipotesi (per alcuni porporati l’incubo) che l’eletto tra qualche anno possa lasciare il Pontificato e’ ricorrente nei conciliaboli di questi giorni. E prende corpo in particolare in due diverse considerazioni. Per qualcuno dei porporati italiani si potrebbe eleggere infatti un Papa esperto della Curia Romana, che possa lasciare dopo aver realizzato quella Riforma degli organismi vaticani (nella direzione di uno snellimento che ne favorisca l’efficienza ma anche la moralità) che – la sera di mercoledi’ 13 febbraio, dopo la liturgia delle Ceneri – Benedetto XVI ha confidato in privato di considerare urgente, tanto da definire la sua non realizzazione “il principale rammarico” che avverte alla fine del Pontificato. L’idea di un Papa esperto di questa materia (come il 75enne Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi ed ex ausiliare del cardinale Martini a Milano) magari anche anziano (il questo caso si pensa agli ultraottuagenari Julian Herranz, presidente della commissione su Vatileaks, o a Jose’ Saraiva Martins, prefetto emerito delle Cause dei Santi, anch’egli grande conoscitore della “macchina” curiale).

Qualcuno ritiene pero’ che queste candidature – oggettivamente deboli in quanto immaginate per un Pontificato breve – benche’ invocate da alcuni cardinali in perfetta buona fede possano rappresentare una sorta di “cavallo di Troia”, per un recupero in Conclave della figura forte e ingombrante dell’attuale decano Angelo Sodano, che resterà fuori per età ma puo’ contare nella Sistina su alcuni fedelissimi come i cardinali Sandri, Lajolo e Romeo. Nel 2005 fu decisivo per Ratzinger aver presieduto le Congregazioni Generali dei cardinali e poi celebrato come decano la messa “Pro Eligendo Pontifice”, onore che stavolta toccherà proprio a Sodano. Ma il fattore dimissioni favorisce al contempo anche candidati giovani come l’ungherese di 61 anni Peter Erdo, presidente dei vescovi europei e quindi oggettivamente in pole position. Un Papa tra i 55 e i 65 anni potrebbe poi andare in pensione come tutti i vescovi del mondo a 75 anni, ragionano alcuni canonisti. E cosi’ entrano in gioco due arcivescovi di grande valore, ma considerati troppo giovani se il Papato resta a vita: l’olandese 59enne Villem Jacobus Eijk, che sta ricostruendo una Chiesa quasi cancellata dalla secolarizzazione e il filippino 55enne Luis Antonio Tagle, brillante storico della Chiesa (allievo della Scuola di Bologna) oltre che apprezzato arcivescovo di Manila e possibile ponte verso la Cina (paese d’origine di sua mamma).

Il caso serio della pedofilia

Anche se “già dal 13 febbraio i giornali hanno cominciato a speculare sui cardinali papabili, appare pero’ evidente che “le uniche riflessioni che hanno senso sono quelle che si interrogano non innanzitutto sui nomi, ma sulle caratteristiche della figura del prossimo Pontefice”, scrive Civiltà Cattolica sottolineando, in una nota a firma del direttore, padre Antonio Spadaro, per il quale “meditare sul nuovo Papa significa infatti pensare in termini universali e con un’attenzione alle sfide del presente, ma soprattutto del futuro, per le quali, come ha scritto Benedetto XVI, e’ necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’anima”. In questa ottica, le dimissioni di Benedetto XVI non vanno lette come una riforma nella direzione di un Papato a termine. “Benedetto e’ un uomo libero, ha fatto un colpo di Stato contro se stesso e la Curia: non potendo decapitare tutti se ne e’ andato”, ha spiegato lo storico promotore di giustizia della CDF, monsignor Charles Scicluna le cui parole suonano oggi come un monito, si tratta di dare alla Chiesa un Papa che abbia quel vigore fisico e di animo che serve per completare la “pulizia” iniziata da Joseph Ratzinger e tanto combattuta da chi in passato aveva coperto i preti pedofili come Marcial Maciel. Allora il tema dell’età passa in secondo piano, serve un arcivescovo che abbia appoggiato davvero la battaglia in difesa dei deboli che e’ costata l’isolamento al Papa teologo. E i nomi sono quelli del domenicano Christopher Schoenborn di Vienna e del cappuccino Sean O’Malley di Boston, anche perche’ c’e’ troppo rischio a eleggere un cardinale, per esempio italiano, che magari in perfetta buona fede possa essere stato ingannato dai suoi collaboratori e aver omesso “le buone pratiche” che sono obbligatorie davanti a sospetti di abuso. Il rischio per la Chiesa e’ quello di trovarsi di nuovo nella bufera attraversata nel 2010 quando media anche di livello tentarono di coinvolgere addirittura il “cardinale Ratzinger”.

In Conclave ci sono tra gli elettori ben tre cardinali accusati pubblicamente di aver coperto i pedofili: Roger Mahony di Los Angeles, Godfried Dannels di Bruxelles e il primate irlandese Sean Brady, ma anche Justin Rigali di Filadelfia ando’ in pensione con accuse di insabbiamento e i presidenti dei vescovi statunitensi, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, e quello dei vescovi australiani, Georg Pell di Sydney sono stati ascoltati in tribunale per difendersi da accuse analoghe, dalle quali risulterebbero però già scagionati. Senza dimenticare curiali come Franc Rode’, prefetto emerito per i religiosi, che ha celebrato per il trigesimo dello stupratore Maciel nonostante Papa Ratzinger lo avesse punito in vita. Il cardinale Francis George di Chicago e’ stato chiarissimo sulle sue intenzioni con i giornalisti: “uno, raccogliere informazioni sui candidati, due, chiedere informazioni a chi li conosce, tre, domandarsi cosa e’ il meglio per la Chiesa”. Ed ammettendo di avere in mente dei ‘papabili’ sottolinea che ora bisogna discuterne e ringrazia la stampa per i buoni nomi che vengono fatti in questi giorni.

Il sogno di avere Francesco I

Nessun Papa ha mai osato scegliere questo nome, ma i tempi sono cosi’ difficili e i rischi cosi’ alti, che stavolta forse avremo finalmente “Francesco I”. L’ipotesi circola negli ambienti dove i cardinali elettori risiedono in questi giorni ed e’ legata in particolare all’ipotesi dell’elezione di un cardinale francescano come il cappuccino Sean O’Malley, che e’ stato missionario sull’Isola di Pasqua, cappellano per i latinos a Washington (mentre insegnava letteratura ispanica e portoghese all’Università Cattolica) e infine come arcivescovo di Boston ha ridato credibilità a una chiesa distrutta dallo scandalo pedofilia. Ma se eletto potrebbe chiamarsi Francesco I anche un porporato italiano, oggi di Curia: eventualmente fosse eletto, infatti, conserverebbe il suo nome di battesimo il cardinale Francesco Coccopalmerio, che gode di stima per la sua profonda spiritualità e la competenza giuridica. Oggi presiede il Pontificio Consiglio per i testi legislativi e – si dice – abbia bella e pronta una Riforma della Curia che completerebbe quella di Paolo VI. A suo sfavore giocherebbe l’età un po’ avanzata, 75 anni, e la vicinanza al cardinale Tarcisio Bertone, che certo non gode di unanime favore nel Collegio Cardinalizio. Potrebbe scegliere invece il nome di Domenico l’arcivescovo di Vienna, Christopher Schoenborn, allievo prediletto di Joseph Ratzinger, campione con O’Malley della lotta agli abusi sessuali, infine promotore di Youcat, la versione per ragazzi del Catechismo della Chiesa Cattolica, un’iniziativa che ha riavvicinato alla fede migliaia di ragazzi di tutto il mondo. E’ un frate domenicano, dunque all’abito bianco è già abituato. L’ultimo Papa proveniente da un ordine religioso è il monaco camaldose, padre Alberto Mauro Cappellari, che ha guidato la Chiesa, col nome di Gregorio XVI, dal 1831 al 1846, anni tumultuosi, quando il potere temporale andava sgretolandosi. E dopo 167 anni, potrebbe toccare ora ad un religioso raccogliere l’eredità del grande Benedetto XVI che ha lasciato il Pontificato per ritirarsi in clausura e il cui stile sobrio era già quello di un monaco.

Tra i religiosi più quotati accanto a Marc Ouellet, Sean O’Malley e Cristopher Schoenborn, ci sono il francescano sudafricano Wilfrid Fox Napier, 72 anni, e l’arcivescovo di Chicago, Francis Georg, 76 anni, che e’ oblato di Maria Immacolata ed ha presieduto a lungo l’episcopato statunitense. In Conclave su 115 cardinali elettori i religiosi sono 19: 4 salesiani (gli italiani Amato, Bertone e Farina con l’honduregno Rodriguez Maradiaga), 4 francescani (O’Malley, Vallejo, Hummes e Napier), 1 gesuita (l’argentino Bergoglio) e 2 domenicani (l’austriaco Schonborn e il boemo Duka).

Servizio a cura dell’agenzia Agi