
di Annamaria Coletti Strangi*
A questo punto, veramente si può dire: benvenuto Ovidio, [i]tenerorum lusor amorum[/i], il cantore dei teneri amori, il difensore della cosmesi, che amava la vita, il lusso e le donne.
Le sue interlocutrici sono le [i]tenerae puellae[/i], le delicate fanciulle, egli relega la rubiconda matrona cotta dal sole e le caste sabine, esempi secolari di morigeratezza dei costumi in un tempo lontano e passato, in un’arcaica rusticità di rozze maniere, di trascuratezza personale e dura fatica.
Nell’arte amatoria (3,107 ss.)dice: “[i]Se le donne di un tempo non curavano così il loro corpo, non avevano neppure allora mariti tanto curati, che c’era di strano se Andromaca indossava robuste tuniche? Era la moglie di un rude guerriero … Un tempo regnava una rozza semplicità, ora Roma è dorata …[/i]”. Egli rievoca, senza rimpianti, le durezze antiche della vita di campagna contrapponendo un quadro luccicante delle preziose delizie che rendono bella la vita delle fanciulle: vesti dorate, fogge ricercate, profumi, abbondanza di gioielli carichi di perle e pietre preziose. Ecco che dedica un’opera alla cura austera e misurata del corpo, volendola differenziare dall’arte della contraffazione.
La sua non è una sfida banale. Con il poeta sulmonese, finalmente, la cosmetica avrà un abile paladino nel complesso periodo in cui Augusto tenterà un programma di restaurazione morale.
Il poemetto “[i]I cosmetici delle donne[/i]” (Medicamina faciei femineae), inizia con queste parole: “[i]Imparate o donne quali cure abbelliscano il volto, e in quale modo preservare la vostra bellezza.[/i]” Il cultus ha messo ordine nella natura, ne ha corrette le asprezze, ha saputo ricavarne, grazie all’agricoltura e all’arboricultura, il necessario nutrimento. II cultus ha promosso la civilizzazione dell’umanità. Inoltre il desiderio di farsi belle è, per le donne, un istinto naturale, non necessariamente finalizzato alla seduzione. Ci si fa belli non solo per piacere agli altri, poiché c’è godimento anche nel piacere a se stessi, per gratuita, narcisistica soddisfazione. Suscitare, poi, l’altrui ammirazione èlegittimo e naturale.
La cosmesi viene così legittimata come perfezionamento della natura: se con l’arte si ottiene un colorito migliore di quello naturale (ars, 3, 164), si infrange l’antico tabù della bellezza acquistata. Ciò nonostante Ovidio resta entro i confini del naturalismo, poiché la cosmesi esalta e perfeziona la natura, ma non ambisce a sostituirla. Nell’arte di farsi amare, poi, la bellezza ha una funzione importante ma insufficiente: alle doti fisiche si devono aggiungere quelle dell’intelletto e del
carattere: cultura, garbo, mitezza. Per essere amati, bisogna essere amabili … è necessario aggiungere alle doti del corpo anche quelle dello spirito. La bellezza è, infatti, un bene caduco, più si avanza negli anni più si riduce e sfiorisce.
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[i]*Facoltà di Lettere e Filosofia – Università degli Studi dell’Aquila[/i]