Infortuni rosa, quando il lavoro fa male

8 marzo 2013 | 11:49
Share0
Infortuni rosa, quando il lavoro fa male

Impegnate nel mondo del lavoro e professioniste dell’equilibrio tra la casa e l’ufficio, le donne, moderne dee Kali, trascorrono le loro giornate a trovare stratagemmi per far quadrare il crono-bilancio della vita quotidiana. Mantenere l’equilibrio tra la vita lavorativa e quella familiare per le donne è difficilissimo anche in condizioni ordinarie, figuriamoci se a complicare le cose sopraggiunge un imprevisto che rimescola le carte. Spesso questo imprevisto si chiama infortunio sul lavoro e stravolge non solo la vita in azienda, ma anche quella in famiglia. Le donne restano dunque il sesso ‘debole’, sia a casa che a lavoro. Ma quanto sono frequenti, in Abruzzo, gli incidenti sul lavoro delle donne?

Secondo la direzione regionale dell’Inail «negli ultimi cinque anni si conferma il trend discendente degli infortuni sul lavoro delle donne, in linea con il dato nazionale». Ad essere in aumento, invece, sono le denunce delle malattie professionali. L’Inail precisa infatti che «nell’ultimo quinquennio sono più che triplicate, passando dai 591 casi denunciati nel 2007 ai 2.226 del 2011».

«Gli infortuni in rosa in regione sono lievemente diminuiti, passando dai 6.093 casi del 2010 ai 6.005 del 2011, confermando il trend discendente dell’ultimo quinquennio», sottolinea l’Inail Abruzzo, precisando che «i casi mortali sono passati da 1 del 2010 a 2 del 2011» . «Va sottolineato – prosegue l’ente – che entrambi sono avvenuti con il mezzo di trasporto», la circolazione stradale si conferma dunque come un fattore di rischio molto importante.

In merito ai settori di impiego l’Inail precisa che «si registra una costante riduzione, seppure contenuta in termini percentuali, degli incidenti femminili nel biennio 2010-2011, nei settori agricoltura, industria e servizi e dipendenti conto Stato. «In particolare – argomenta l’ente – nel 2011 in regione sono 6.005 gli infortuni sul lavoro che hanno coinvolto le donne. Rappresentano circa il 32% dei 18.725 casi complessivi e costituiscono circa un terzo (31%) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, e poco più della metà (51%) di quelli avvenuti in itinere. Sono 2, invece, gli infortuni mortali, pari al 10% del totale(21). La gestione dove la diminuzione degli infortuni femminili è stata più sensibile è quella del Conto Stato (-5%; passando da 615 casi del 2010 a 584 nel 2011); a seguire la gestione agricoltura con una diminuzione di circa il 4% ( da 837 casi del 2010 a 803 casi nel 2011). Nelle gestioni industria e servizi il calo è stato decisamente contenuto (-0.49% passando da 4641 casi nel 2010 ai 4.618 del 2011)». Il fenomeno degli infortuni sul lavoro colpisce anche le lavoratrici straniere: «Nel 2011 – spiegano i portavoce dell’Inail – sono stati 666 gli infortuni sul lavoro che hanno interessato le lavoratrici straniere (pari al 11,1% del totale) . Non si registrano casi mortali».

Importante, in Abruzzo, anche l’incidenza delle malattie professionali «Nel 2011 – sottolinea l’Inail – sono state 2.226 in regione le denunce di malattia professionale da parte di lavoratrici donne. La quota femminile sul totale delle denunce è stata nel 2011 pari al 38,96%, un valore che non si discosta significativamente dall’incidenza femminile sul fenomeno infortunistico (33,0%)». Pertanto, a differenza degli infortuni che sono numericamente diminuiti, confermando il trend decrescente degli ultimi anni, le malattie professionali continuano a crescere. «Il boom di denunce rilevato nel 2009, in tutte le gestioni e per entrambi i sessi – precisa l’ente – ha solo rallentato la sua corsa nel 2011» .

«Le richieste di indennizzo per malattie professionali – conferma l’Inail – per la regione sono sempre più come fenomeno macroscopico, basti pensare che nell’ultimo quinquennio le malattie professionali sono più che raddoppiate e ,in un’ottica di genere al femminile, il dato si è più che triplicato passando da 591 richieste nel 2007 a 2.226 nel 2011».

Gli ultimi dati diffusi da Eurostat (anno 2010) riguardanti gli infortuni sul lavoro nella prospettiva europea, invece, relativi ai tassi standardizzati di incidenza infortunistica, mostrano che «per l’Italia un valore pari a 2.200 infortuni per 100.000 occupati (2.362 nel 2008 e 2.330 nel 2009), al di sotto di quello rilevato per Spagna (3.541) e Germania (2.213)». «Il calo più significativo – precisa l’Inail – si osserva però per i casi mortali, dove l’indice passa (dal 2008 al 2010) da 2,4 a 1,6 decessi per 100.000 occupati (al di sotto di quello, seppur stimato, dell’Ue 27 pari a 1,9), segnando una riduzione del 35% rispetto al 2008 e del 69% rispetto al 1998 (quando era pari a 5)».

L’Inail sottolinea anche, che «l’incidenza infortunistica delle donne lavoratrici è decisamente inferiore a quella maschile, praticamente in tutti i Paesi europei con la sola eccezione del Portogallo che presenta, a meno di anomalie presenti nei sistemi di rilevazione di Eurostat, un tasso femminile praticamente doppio di quello degli uomini (addirittura pari a 7.168 infortuni per 100.000 occupati contro quelli medi europei pari a 961 per l’Ue-27 e 1.137 per l’Ue-15)». «L’Italia presenta un valore pari a 1.375 per le donne, circa la metà di quello degli uomini (2.629)», precisa l’ente.

Il problema comunque è che «per gli infortuni mortali i tassi per genere sono disponibili ancora solo per pochi Paesi», sottolinea l’Inail. «Tuttavia – aggiunge l’ente – quelli relativi alla componente femminile sono sensibilmente inferiori ai corrispondenti valori degli uomini, a dimostrazione che le donne sono occupate in lavorazioni meno rischiose. Il valore del nostro paese si attesta a 0,3 infortuni per 100.000 occupati (contro 2,3 per i maschi) in linea con quello medio europeo».