
Aiutare a ricordare, o meglio a non dimenticare. Con questo intento nasce la serata del 9 marzo 2013 a Cornate d’Adda (Monza), dedicata interamente al terremoto che il 6 aprile di quattro anni fa ha messo in ginocchio L’Aquila, causando il decesso di 309 persone e cambiando la vita di tutti i suoi abitanti. Due le testimonianze: quella di Alessandro Aquilio, autore del libro “Ventitre secondi” (Kellermann) e di Linda Parente, regista del mediometraggio “La tana del bianconiglio” che sarà proiettato nel corso dell’evento.
Al centro dell’evento, il coraggio delle popolazioni colpite nell’affrontare il dramma del terremoto, il desiderio di raccontare cosa sia L’Aquila oggi e il desiderio di rinascita.
Ventitre secondi (Kellermann ed.), di cui la cantautrice Paola Turci ha curato l’introduzione, da mesi sta percorrendo l’Italia e l’Europa per far sì che si continui a parlare dell’Aquila: 50 città toccate sino ad ora, compreso il Salone del Libro di Torino, Londra (dove ha ricevuto l’apprezzamento dell’ambasciata italiana) e Basilea (dove ha ricevuto l’Ace Award). Conta una pagina Facebook con 2.500 iscritti e prosegue il proprio impegno per non far dimenticare il terremoto dell’Aquila, nella convinzione che la ricostruzione sia in primo luogo un diritto e un dovere degli aquilani, nessuno escluso. Ma anche dei Governi (centrale e locale) che devono far propria la tragedia aquilana, senza perdersi in rimbalzi di responsabilità che producono solo immobilismo.
«Ringrazio di cuore gli organizzatori per aver scelto il mio libro come eco delle storie di migliaia di miei concittadini e per aver scelto di ricordare L’Aquila, a quattro anni da quella terribile notte. Per noi aquilani è fondamentale che l’Italia non dimentichi ciò che è stato e che ancora è» commenta l’autore Alessandro Aquilio. «Nel mio racconto ho scelto di raccontare il dramma di 100.000 persone attraverso la storia che conosco meglio, quella che ho vissuto. Il torto peggiore che l’Italia può fare agli aquilani è l’oblio. Questo romanzo nasce in primis come gesto d’amore per la mia città, ma anche come mezzo per squarciare il velo di polvere o silenzio che rischia di coprire macerie e vite».
Definito dalla critica un “libro universale” (Walter Veltroni), “una storia che ne tace altre mille” e che “ci dice molto più di quanto abbiamo letto su giornali e visto in tv”, grazie alla vividezza delle immagini descritte, Aquilio guida il lettore in una storia ancor più coinvolgente perché vera, che riesce a far vedere il terremoto – o il Vigliacco, come viene chiamato nel libro – e i suoi effetti anche a chi non lo ha vissuto né è mai stato a L’Aquila. Riuscendo a far percepire quegli interminabili 23 secondi che per gli aquilani hanno separato nettamente la loro vita tra un “prima” e un “dopo”.
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