La crisi non frena la medicina estetica

9 marzo 2013 | 17:35
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La crisi non frena la medicina estetica

La cura della bellezza non conosce crisi. Nonostante la contrazione del Pil e la bocciatura di Fitch, gli italiani continuano a curare la propria immagine specie attraverso il ricorso alla medicina estetica che, a differenza della chirurgia plastica, è molto meno invasiva. Infatti in Italia le priorità sono: trattamenti anti-invecchiamento, come rivitalizzazione, filler (+24%), tossina botulinica (+15,6) e laser, che nei pazienti ultra cinquantenni arrivano fino al 38% delle richieste, seguiti da quelli per combattere sovrappeso, obesità e cellulite. Ma non si tratta di una tendenza solo italiana, se anche la statunitense Iapam (International association for physicians in aesthetic medicine) conferma che i trattamenti non invasivi sono cresciuti esponenzialmente nonostante la crisi. Una tendenza anche americana quindi, visto che anche in Usa le principali tendenze 2013 negli Stati Uniti in fatto di medicina estetica vedranno il ricorso sempre più frequente all’uso dei filler e dei laser per finalità cosmetiche, delle terapie anti-cellulite, nonchè un notevole aumento dei trattamenti per combattere l’acne. Secondo l’associazione dei medici estetici americani, infatti, il 75% delle persone fra gli 11 e i 30 anni hanno avuto problemi di acne nella loro vita e ben 17 milioni di americani ne soffre ancora. Mentre altri recenti studi dimostrano che in Usa il filler è al primo posto come trattamento più richiesto con il 28%, seguito dalla tossina botulinica (25%) e dai trattamenti anti-cellulite con il 23% di richieste.

Secondo le stime degli esperti, nel resto del mondo le tendenze non cambiano, infatti Oriente, Medio Oriente sono le nazioni che fanno un maggiore ricorso al filler, rispettivamente 38% e 35%, in Oriente tra l’altro questa pratica è richiesta addirittura dal 35% degli uomini, seguite dalle popolazioni latine dell’America del Sud (32%) e dell’Europa Mediterranea (30%). Si confermano mediamente richiesti ovunque, oltre agli Stati Uniti, i trattamenti anti-cellulite, effettuati da un pubblico esclusivamente femminile (Oriente 30%, Medio Oriente 27%, Europa Mediterranea 25%, America del Sud 24%). In forte ascesa anche il laser resurfacing soprattutto in Europa del Nord (20%) e America del Nord (18%).

In ogni caso, secondo Alberto Massirone, membro del consiglio direttivo del Collegio Italiano delle Società Scientifiche di Medicina Estetica, «la medicina estetica, così come viene praticata e insegnata in Italia, ha delle differenze importanti rispetto alla tipologia anglosassone. Noi ci distinguiamo perchè prendiamo in esame l’inestetismo nella sua complessità e quindi anche curando laddove vi è una patologia in essere, prendendo in esame tutto l’individuo e le disarmonie che lamenta».

In Italia i trattamenti più richiesto sono «sicuramente quelli anti-invecchiamento, come la rivitalizzazione, i filler, la tossina botulinica e il laser, ma anche il peeling profondo per pulire la pelle e dare una rigenerazione tissutale generale, premessa anche per un intervento chirurgico di lifting o di mini lifting. L’utilizzo, invece, del Prp (plasma arricchito di piastrine) è in espansione, anche se il caso italiano è ancora contenuto poichè la nostra legislazione impone che l’ambulatorio in cui effettuare questo tipo di trattamento abbia determinate caratteristiche e che sia collegato a una struttura ospedaliera per il trattamento del sangue e dei derivati».