
A quasi quattro anni dal sisma anche il procuratore regionale della Corte dei conti per l’Abruzzo, Fausta Di Grazia, si è voluta soffermare, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, su quell’evento luttuoso del 6 aprile 2009.
Dal procuratore è arrivato un forte richiamo rivolto – anche se mai citate – alle istituzioni che si occupano della ricostruzione.
«Quanti hanno la possibilità di attendere a lungo che L’Aquila torni nuovamente a pulsare di vita attiva e costruttiva?».
«I giovani – ha sottolineato il procuratore – non possono aspettare senza fine opportunità di lavoro che vedono problematiche e ancor di più è difficile per gli anziani l’attesa di rientrare nelle loro abitazioni, con i servizi essenziali assicurati e un minimo di quotidiana tranquillità. Continua quindi l’esodo, l’abbandono e l’alienazione di quel che resta delle case antiche e delle attività artigianali e commerciali, significative e insostituibili».
«Quando – si è chiesta Fausta Di Grazia – l’atteso momento della ricostruzione del centro storico, che è l’anima dell’Aquila, sarà completato, chi rimarrà a godere della rinnovata normalità? Nel frattempo basta camminare nel cuore della città, attraversando la cosiddetta zona rossa, la più colpita dal terremoto, per vedere che al posto delle persone esistono transenne e fitti boschi di impalcature metalliche per reggere, forse, l’insostenibile. Resta un mesto ricordo della bellezza che fu e che, verosimilmente, non sara mai più uguale».
«A fronte di una situazione eccezionale e del flusso di denaro pubblico che l’emergenza richiede – ha aggiunto infine Di Grazia – sarebbero necessarie forze straordinarie, un nutrito spiegamento di uomini e mezzi dello Stato sufficienti a garantire il corretto uso delle risorse da impiegare».