Bruxelles, un’aquilana per i diritti degli studenti

12 marzo 2013 | 10:57
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Bruxelles, un’aquilana per i diritti degli studenti

La ricostruzione dell’Aquila rappresenta l’opportunità per edificare un grande laboratorio di partecipazione nel nostro territorio.

Con questa convinzione Ilaria Iapadre, studentessa dell’Istituto “D.Cotugno”, membro della Direzione nazionale e del coordinamento cittadino dell’Unione degli studenti, ha rappresentato l’Italia all’assemblea generale dell’OBESSU, sigla che riunisce in rete decine di organizzazioni studentesche in tutta Europa e che pone al centro del dibattito politico la tutela dei soggetti in formazione del nostro Continente.

Questo incontro si è svolto a Bruxelles con una tre giorni dedicata ai giovani. I temi puntualmente sviluppati da Ilaria sono diversi e spaziano dal trasporto pubblico gratuito per gli studenti italiani all’incremento degli investimenti per il diritto allo studio sul territorio nazionale alla formazione professionale fino a toccare i punti del mercato del lavoro e del reddito minimo di formazione.

Le conclusioni tratte da Ilaria su questi temi sono preoccupanti: «Ciò che emerge è in generale l’arretratezza della formazione nel nostro Paese rispetto ai canoni europei. Alcuni aspetti evidenti di tale arretratezza sono un accesso ai saperi costosissimo, un diritto allo studio non garantito, l’abbattimento dell’occupazione e di conseguenza dell’offerta formativa per gli studenti. La conoscenza riveste un ruolo fondamentale per la crescita di un territorio – aggiunge Ilaria – e anche le istituzioni aquilane non possono esimersi dal fare una profonda autocritica su questi argomenti: a quattro anni dal terremoto non è possibile che gli studenti vedano relegato il proprio istituto all’interno di container o moduli ad uso scolastico provvisorio, e contemporaneamente siano costretti ad una aggregazione fondata esclusivamente sul consumo e non sul consumo culturale».

L’Unione degli studenti L’Aquila solleva inoltre la problematica della legge regionale sul diritto allo studio risalente al 1978 e completamente priva di un indirizzo programmatico di investimenti per la tutela dei nuovi bisogni materiali e immateriali dei soggetti in formazione.

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