
di Annamaria Coletti Strangi*
E’ grande l’importanza che i Romani, sia uomini sia donne,
conferivano ai capelli, in tale ottica la calvizie veniva considerata ignominiosa.
E’ sempre il poeta sulmonese a sottolineare che essa colpiva principalmente gli uomini (ars 3,159): “[i]Ah, come la natura è più benigna per il vostro decoro, noi ci spiumiamo e con l’età ci sono tolti i capelli che cadono come le fronde sotto il vento che soffia . . .[/i]” ,ma anche Plinio aveva evidenziato come nelle donne fosse rara la caduta dei capelli.
Forte è infatti l’angoscia che provoca una testa calva (Ov. ars 3,249 250): “[i]Che cosa repellente a vedersi una testa senza capelli quanto un bue senza corna, un prato senza erba, un cespuglio senza foglie[/i]”.
Svetonio informa che Cesare (Caes.45) “[i]non riuscì mai a consolarsi di essere calvo … e per nascondere la calvizie si pettinava portando avanti i radi capelli. Tra i molti onori che Senato e popolo gli avevano decretato, non ne usurpò mai nessuno più volentieri del diritto di portare, sempre, una corona di alloro, onde poter dissimulare meglio la calvizie[/i]”.
Per non parlare dell’ilarità che suscitavano, oltre alla calvizie in sè, anche i vari tentativi di dissimularla, come si legge nel più volte citato poeta satirico Marziale (5,49, 1 7): “[i]Ti ho visto, or non è molto, Labieno, e ho creduto che foste tre; mi ha ingannato l’aspetto del tuo cranio pelato. Di qui e lì scendono capelli che si possono addire anche a un ragazzo, il centro della testa è nudo e non si nota un pelo in così largo spazio[/i]”.
In Seneca, polemicamente, prevale il biasimo sull’ilarità, ad esempio, riguardo al “riporto”, tecnica ancora oggi molto frequente, come allora: “[i]… quando manca la chioma la si spinge da ogni parte sulla fronte … chi è di costoro (che si preoccupano eccessivamente dei loro capelli) che non preferisca veder sottosopra la città piuttosto che la propria capigliatura?[/i]”
In ogni caso, eleganti e sofisticate parrucche ovviavano all’inconveniente della calvizie. Svetonio racconta che quella di Otone era così perfetta da non essere notata da nessuno (Ot. 8,12) e in Petronio (110) si legge che a Gitone ed Encolpio, grazie a sopracciglia e capelli finti, il volto brillò più splendente.
[i]*Facoltà di Lettere e Filosofia – Università degli Studi dell’Aquila[/i]