
di Valter Marcone
Non va via la nostra
tristezza. Le case svegliate nel cuore
della notte sono ora un reliquario
di ossa e carne, di carne ed ossa
impastate, senza cuore.
Non sostituite il cuore di carne
della città con un cuore hi-tech,
è peccato e fa piangere la carne
e le ossa impastate.
La mia città dorme
al primo sole di aprile
ma la notte fa ancora un po’ freddo.
Come il freddo di quell’altra notte
di voci concitate, di polvere
e di buio. Il buio raccolto
con il cucchiaio, scolato
in un rivolo di vita ricercata, di vita
perduta. E dorme
in petto una speranza. Grida forte
ed è come il silenzio assordante
di una ricorrenza,di una memoria,
di un ricordo assolto dalla storia,
processato dagli uomini.
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