
di Antonella Calcagni
La questione Tarsu sta diventando come uno dei misteri di Fatima. I cittadini non sanno cosa fare, alcuni hanno deciso “motu proprio” di pagare la prima rata (anche perché hanno pensato che comunque l’imposta abbattuta al 40% supererà di certo l’importo dell’acconto) nonostante la richiesta di [i]stand by[/i] del Comune.
[i]Rumours[/i] sempre più insistenti davano per inesistente o quantomeno scritto con l’inchiostro simpatico il famigerato parere del Ministero sulla Tarsu. Invece il parare c’è, a mostrarcelo è stato l’assessore al Bilancio Lelio De Santis. La firma è del dirigente del Mef Pugliesi, la data è del 26 febbraio scorso. Sono tre paginette, ma l’assessore non sembra intenzionato a rivelarne il contenuto. Bisogna fidarsi della sua sintesi: l’operazione si può fare, dice.
I tempi lunghi sono stati determinati dal fatto che il Sed aveva il contratto scaduto e abbiamo dovuto attendere la delibera per rinnovare di nuovo l’incarico.
L’imposta abbattuta al 40% costerà al comune e a tutti i cittadini aquilani un milione 100 mila euro circa. Le somme aggiuntive saranno reperite dall’avanzo di amministrazione. Non è certo se tale cifra sarà mai rimborsata dallo Stato. É probabile che il Comune non vedrà mai i soldi indietro. Alla fine dunque l’abbattimento della Tarsu sarà stato paradossalmente finanziato da tutti i cittadini aquilani in termini di tasse e tariffe.
Il provvedimento dovrebbe andare in giunta solo per la copertura finanziaria. L’amministrazione comunale potrebbe essere pronta anche al piano B, nel caso in cui il Sed non dovesse riuscire a rimodulare tutte le bollette in tempi celeri. A quel punto si potrebbe chiedere ai contribuenti di pagare almeno la prima rata in attesa del resto. Questa mossa tuttavia potrebbe ingarbugliare ancor di più i conti al fine del calcolo delle singole bollette.