L’Aquila, una città commissariata

16 marzo 2013 | 18:08
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L’Aquila, una città commissariata

di Antonella Calcagni

L’Aquila commissariata per la seconda volta: dopo quello di Chodi arriva quello di Barca e dell’Ufficio Speciale. I consiglieri centristi fra cui Daniele Ferella e Alessandro Piccinini promettono rivoluzione. «Dopo aver bloccato per un anno la ricostruzione, in attesa delle assunzioni di concorsone e concorsino, arriva la sorpresa delle 23 collaborazioni dell’Ufficio Speciale».

È furioso Alessandro Piccinini ex Udc, ora gruppo misto e in manovra di avvicinamento verso “Tutti per L’Aquila”, cui appartiene Daniele Ferella, anche lui scandalizzato. La coppia di consiglieri centristi ha rilevato che l’avviso in scadenza il 22 marzo è stato un po’ nascosto, forse volutamente dall’Ufficio speciale.

«Così si prende in giro la gente –- continuano i due consiglieri -. Per assumere questi 23 cocopro, si attinge dai fondi Cipe, quelli per la ricostruzione. L’impressione è che si vada a costruire l’ennesimo carrozzone e che L’Aquila stia subendo il secondo commissariamento: quello dell’ufficio speciale e di Barca». «Paolo Aielli non può comportarsi come Gesù Cristo sceso in terra. È il caso che atterri nel mondo reale. Bisogna puntare i piedi altrimenti sarà rivoluzione».

Ancora: i nuovi cococo rappresenterebbero un nuovo fallimento del commissariamento Barca. Piccinini e Ferella hanno bocciato il ministro per aver fallito in primis nel ristabilire il plafond cassa depositi e prestiti e poi con il concorsone.

A conti fatti i nuovi collaboratori costeranno un milione e 100 mila euro circa, saranno assunti per almeno un anno. Il loro compito sarà quello di formare i vincitori del concorsino, si tratta di 4 profili coordinatori e altri tecnici «Il sindaco ci dice di non saperne nulla – affondano i consiglieri – allora perché sull’avviso c’è anche lo stemma del Comune dell’Aquila?».

Ancora più scandalizzati inoltre per una frase dell’avviso che recita: «Lo svolgimento di eventuali colloqui verrà deciso discrezionalmente dal responsabile del provvedimento».

Ferella punta i piedi anche contro il cronoprogramma della ricostruzione: «A che servono le priorità? – chiede – È giusto che possa partire chi vuole. Inoltre non capisco perché le frazioni meno danneggiate debbano partire per ultime». Grida vendetta, infine, che nel documento ci siano 12 milioni per Fonte Cerreto e 500 mila euro per la Jenca.