Case in costruzione al momento del sisma, le ragioni dell’impasse

Un parere del difensore civico regionale Nicola Antonio Sisti sembrerebbe districare la matassa che da anni avvolge la complessa vicenda degli edifici che, al momento del sisma, erano in corso di costruzione. Ad arrovellare le menti dei cittadini e dei burocrati una domanda apparentemente semplice: per gli edifici che pur non essendo completati al momento del sisma del 6 aprile 2009 hanno riportato danni in seguito a quest’ultimo sussiste o non sussiste il diritto al contributo per la riparazione?
A segnalare il parere del difensore civico è l’ingegner Maurizio Del Beato, che insieme a numerosi cittadini aquilani si è impegnato per far luce sulla vicenda.
«In merito alla vicenda della confusa esclusione dal contributo di alcuni privati proprietari di case in corso di costruzione danneggiate dal sisma – sottolinea Del Beato – ho il piacere e la soddisfazione di segnalare l’importante parere che il difensore civico regionale Nicola Antonio Sisti, ha espresso allo scopo di derimere la problematica. Ricordo infatti, come anche riportato in predecenti articoli presso organi di stampa, che il Comune ha negato, alle situazioni immobiliari in oggetto, il riconoscimento del contributo alla ricostruzione a chi ne aveva inoltrato richiesta, per il proprio immobile regolarmente classificato ed iscritto come inagibile in albo pretorio comunale, ai sensi delle ordinanze di riferimento Opcm 3779 e Opcm 3790».
«Il problema – prosegue Del Beato – è ben noto al sindaco Massimo Cialente che ha più volte, anche in occasione di interviste radiotelevisive pre e post elezione a sindaco, riconosciuto l’importanza del problema e la sua ferma volontà a risolverlo: ma, ad oggi, ancora niente».
Secondo Del Beato, in merito alla questione «non vi è carenza normativa vigente, ma a causa di un’intepretazione non autentica della normativa esistente (e della legge 77 stessa) da parte della cosiddetta “filiera” sono state create inaccettabil situazioni di disparità di trattamento tra cittadini, che pur a pari stato di diritto e di tempistica di presentazione delle pratiche, hanno o meno beneficiato del contributo alla ricostruzione».
«Il Difensore Civico – segnala Del Beato – concorda che le case in corso di costruzione sono gestibili perfettamene con le Opcm 3779 e 3790 (espressione applicata della legge 77): bastava applicarle senza avventurarsi in interpretazioni di cui la ‘Filiera’ non aveva competenza».
«Come potrà essere garantito il diritto all’adeguamento e miglioramento sismico previsto per legge a garanzia di tutti i cittadini – commenta Del Beato – se ci si va a basare su interpretazioni peraltro illogiche? Ricordo che il terremoto è stato subito da tutti, e quindi non si capisce con quale logica la “filiera” ha escluso dal contributo le case in costruzione ma, al contrario, persino stalle pagliai e pertinenze sono state pagate e riparate».
«La vicenda delle case in corso di costruzione – aggiunge Del Beato – mette in evidenza molti aspetti: uno tra i tanti è che c’è stata la carenza di gestione dell’intero patrimonio edilizio relativo a tale status o condizione, esso è da considerarsi un vero “desaparecidos”, in particolar modo di tutte le concessioni edilizie attive al 2009, per cui non è chiaro se e come questo patrimonio sia stato gestito e valutato per la maggior parte. Dire non ci sono i soldi non significa rigettare a capriccio con pretesti le pratiche, che devono e non possono non seguire lo stesso iter delle altre, in ragione della stessa causa del danno e degli stessi fini di adeguamento in sicurezza vista la destinazione d’uso e la funzione».