
di Valter Marcone
[i]Quanto sei bella stanotte[/i]
Quanto sei bella stanotte
addormentata nei profumi di marzo
io ti guardo in silenzio stanotte
e breve o lunga che sia la strada
che resta ormai al nostro viaggio
io continuerò a scriverti poesie
come sogno di fede, d’amore e di coraggio,
città, città mia addormentata.
Ma che cos’è poesia
io non so che sia:
è ora un muto dialogo tra il muro
e le sue crepe
tra un tetto dissestato e i suoi gatti randagi
che continuano a prendervi il sole
che cos’è poesia
il rumore della pioggia sull’ombrello
tutti i giorni d’una stagione piovosa
come un pianto.
Ma che cos’è poesia
io non so che sia:
il dialogo tra le granate e le mine anticarro
d’una terra assolata e deserta
tra i piatti vuoti d’una carestia di guerra
e le bocche silenziose e sdentate
in cerca di cibo e parole
di quelle città a cui tu ora assomigli.
Che cos’è poesia
io non so che sia:
queste parole che ho usato per il ricordo
d’un mondo lontano
ch’io voglio donare al tuo cuore
quel tuo cuore che sa comprendere
le sciagure vicine e lontane
le tragedie, quelle delle altre come la tua
città sorella di altre sorelle.
Che cos’è poesia
io non so che sia:
è forse ora pazzia, la pazzia di chi
ama la poesia
è tutta pazza la poesia ma d’amore
questo lo so, amare con la stessa fantasia
la poesia che non è pazzia.
La poesia di una città questa è poesia
una città stanotte che dorme
distesa nel sonno d’un sogno.
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