
di Alessia Lombardo
«In cinque anni sarà ricostruito il 100% della città. È un compito morale che ha il Paese. Solo per L’Aquila occorrono 7,061 miliardi. Il piano attuabile c’è, ora il Comune dell’Aquila ha bisogno di almeno 1 miliardo all’anno».
È la sfida lanciata dal sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, nel tavolo mattutino sullo stato e le tappe della ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere in cui sono intervenuti il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, il capo del Diset Aldo Mancuti, il responsabile dell’ufficio speciale Paolo Aielli, e il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi.
In realtà per il ministro per la Coesione territoriale i tempi necessari al completamento della ricostruzione si aggirano tra gli 8 e i 10 anni.
Una giornata campale non senza contestazioni sin dalle prime ore del mattino, in una L’Aquila che nel proprio intervento Barca definirà ‘gufona’ e figlia della sfiducia, riferendosi a una parte della città ovviamente.
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Il tempo di concedere ai microfoni un «la ricostruzione è già partita, oggi illustreremo fino all’ultimo centesimo di euro» e via nella gremita aula magna del Polo umanistico in viale Nizza per ‘convincere’ gli aquilani più scettici che lo Stato centrale e le istituzioni locali collaborano ininterrottamente.
A sottolinearlo è anche il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ex commissario straordinario per la ricostruzione. «La ricostruzione – ha esordito – è iniziata il giorno dopo il terremoto. Non si tratta soltanto delle aperture dei cantieri ma di tutte le attività propedeutiche, compreso il miglioramento delle normative. Il collegamento tra enti locali e Governo non è stato mai interrotto».
Nonostante i numerosi impegni anche lavorativi (come sottolineerà a margine del tavolo Gianni Letta, altra lamentela degli aquilani), il primo cittadino coadiuvato da slides dettagliate si è lanciato in un intervento definito dallo stesso Barca «genuino e travolgente». «Riguardo le classificazioni ‘E’ siamo in oggettivo ritardo rispetto alla tabella di marcia – ha spiegato il sindaco – perché si è iniziato in ritardo. C’è ancora un’enorme fetta di contributi da erogare sulle periferie».
Sul centro storico Cialente ha specificato. «Sono stati pochi gli edifici classificati ‘B’ e ‘C’. su 462 ne sono stati finanziati 386. Riguardo le case ‘E’ finora sono stati pochi i programmi presentati. Sono soltanto 270 le pratiche che hanno finito di lavorare, pochissime.
Occorrono tanti contributi ancora da rilasciare».
Annunciato il documento sul cronoprogramma della ricostruzione, che verrà approvato nel pomeriggio dal Consiglio comunale, sono state poi date ulteriori delucidazioni sulle frazioni.«Partiremo da dove il danno è stato maggiore – ha detto Cialente – così nel 2016 ci sarà una stessa situazione rispetto ad altri posti, in modo da essere in grado di ricostruire entro il 2018».
Si partirà quindi da San Gregorio, Roio e Onna.
Dopo i dettagli del sindaco dell’Aquila, Fabrizio Barca sorprendendo alcuni si è lanciato in un intervento soprattutto sulla comunicazione e i messaggi passati, ponendo anche l’accento sullo scetticismo aquilano, tanto da illustrare dei punti ‘figli della sfiducia’, dopo un’accorta rassegna stampa dei malumori aquilani. «Dei fondi rimasti solo pochissimi non sono stati assegnati – ha esordito – l’Italia dovrà capire che i 10,6 miliardi sono messi già sul cratere e sono stati ben investiti. Oggi il mondo potrà capire che 8 milioni di euro sono giuridicamente impegnati per la ricostruzione. C’è stata una mancata comunicazione, questo è avvenuto sin dall’estate del 2010. Sono aperti 2.361 cantieri con classificazione ‘E’».
«Manca però un ingrediente – ha tuonato – la città che lavora, della politica, dei media ha soltanto a tratti la fiducia, in se stessa. Non bisogna ‘gufare’ contro noi stessi».
Tra i 17 punti della sfiducia si è parlato tra gli altri del Concorsone, dei precari, del Parametrico, della zona urbana, degli altri fondi dello sviluppo,5% con l’aggiunta nel finale del 18, suggerito da Chiodi, riguardo i piani strategici. «È importante – ha sottolineato Barca – che le classi dirigenti rispondano e non fomentino i dubbi».
Difficile spiegare l’essenza dell’ottimismo, contenuta in una boccetta di olio essenziale di bergamotto regalata dai calabresi al ministro Barca, a una L’Aquila stressata e alle prese con numerosi problemi all’ordine del giorno, ormai da quattro anni. C’è chi appende per protesta la locandina della ‘Festa della non ricostruzione’ prevista sabato prossimo, ottenendo visibile disappunto nei visi di Barca e Cialente, nel corso dell’intervento dell’ingegner Aiello, capo dell’ufficio speciale. {{*ExtraImg_109287_ArtImgRight_300x225_}}
Si ribadisce l’importanza dell’asse centrale e la sottolineatura che «il 5% non è un fondo per situazioni di crisi, ma per sostenere programmi industriali innovativi».
«Il ‘bollinaggio’ degli immobili – ha continuato – è stato fatto per un chiaro cronoprogramma».
A margine il più volte chiamato in causa per la vicinanza all’Aquila terremotata Letta ha sottolineato. «La strada indicata è sicura. Se ho un merito è quello di aver chiesto a Mario Monti di dare all’Aquila un unico interlocutore».
Per ulteriori informazioni sulla ricostruzione dell’Aquila http://www.coesioneterritoriale.gov.it/progetti/ricostruzionelaquila/