
Paura ieri mattina in ospedale. Un fronte di circa cinque metri di cornicione si è staccato dal tetto dell’ala vecchia, sfiorando un’addetta alle pulizie che si è salvata per miracolo.
Il cedimento è avvenuto nella parte retrostante, nei pressi dell’obitorio e della farmacia, all’altezza di un ingresso secondario utilizzato per lo scarico merci.
I pezzi del cornicione sono precipitati da un’altezza di circa quindici metri per poi frantumarsi a terra. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Sulmona che hanno messo in sicurezza il cornicione e l’area circostante.
Un pericolo annunciato dopo l’intervento della Fials che ha ricordato lo stato di abbandono in cui si trova l’ospedale di Sulmona escluso dalla direzione della Asl, da qualsiasi opera di manutenzione, in attesa della costruzione del nuovo ospedale.
«La direzione Asl con il piano triennale dei lavori pubblici anni 2013-2014-2015, deliberato il 31 dicembre 2012, non ha previsto interventi per il territorio peligno», scrive il segretario provinciale Mauro Incorvati, «gli unici soldi spesi per l’ospedale sulmonese sono (da non credersi) le telecamere di videosorveglianza installate anche nell’ala vecchia che dovrebbe essere abbattuta».
La Fials ricorda che mentre i soldi annunciati dal governatore Chiodi per la costruzione di cinque nuovi ospedali in Abruzzo sembrano essersi volatilizzati, da parte della direzione Asl continuano gli studi di fattibilità per l’adeguamento sismico dell’ala “nuova”.
Studi in teoria già compiuti nel 2008. «Siamo stufi di false promesse», incalza Incorvati, «chiediamo a gran voce: i soldi per la costruzione del nuovo ospedale per Sulmona ci sono o non ci sono? Quando iniziano i lavori di adeguamento sismico dell’ala “nuova” e la costruzione delle strutture modulari? Quando si realizzeranno le nuove sale operatorie? Quando verrà attivata la lungodegenza a Sulmona? Cosa vuol fare la Asl per aumentare la mobilità attiva per il presidio ospedaliero di Sulmona?».
E poi ancora: «Esiste una qualche programmazione che prevede la permanenza dei servizi amministrativi? O rispondono al vero le voci su un imminente trasferimento di massa di questi servizi?». Incorvati chiude con un suggerimento: «È possibile individuare l’ospedale di Sulmona come struttura aziendale per diffondere l’impiego dell’epidurale, visto che questa tecnica che con i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) entra a pieno titolo tra le prestazioni a cui la donna ha diritto al momento del parto, costituirebbe un solido apporto per il nostro ospedale per superare abbondantemente i 500 parti l’anno, limite sotto il quale il reparto deve essere chiuso».
Fonte: Il Centro, articolo di Claudio Lattanzio